Le volpi e gli argini

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Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti come l’alluvione dei primi giorni di novembre sia stata originata da una piovosità molto intensa concentrata soprattutto nelle Prealpi vicentine. Alla quale si è aggiunto l’effetto dello scioglimento delle nevi cadute nei precedenti giorni. E in più un intenso vento di scirocco che ha richiamato il fronte nuvoloso arricchendolo dell’umidità raccolta sull’Adriatico.

Se a tutto ciò si aggiunge il grave e riconosciuto dissesto idrogeologico in cui versa il Veneto (denunciato anche da Luigi D’Alpaos, docente di Ingegneria a Padova), il dramma è compiuto.

Eppure nei giorni scorsi sia la presidente della Provincia di Padova, in un’intervista al Corriere del Veneto, che la Regione Veneto, hanno trovato un facile capro espiatorio di quanto accaduto: le tane di volpi, nutrie e pure tassi.

Ma la Lipu padovana non ci sta. Non condivide questa teoria. E spiega il perché.

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“Possiamo riconoscere che in certi contesti, le tane di nutrie, e solo occasionalmente quelle di volpi e tassi, possano rappresentare un problema alla stabilità di un tratto arginale.

Ma cercare di immaginare tane preesistenti laddove l’argine è franato e quindi irriconoscibile ci pare pretestuoso
, come pure pretestuoso è il riferire di puliture ed interventi certosini eseguiti per tappare tane che sembrano essere sfuggite ai controlli perché scavate … in tempi da ruspa”.

“Lascia invece sbasiti”, aggiungono gli esperti dell’associazione, “che la Provincia di Padova definisca la volpe come animale legato a luoghi boscosi e a una certa altitudine e sceso nelle nostre campagne dai Colli Euganei e dai Colli Berici.

Le volpi infatti sono una presenza abituale in pianura e un predatore naturale di grande importanza, basti pensare alla loro azione di contenimento dei roditori e dei piccoli di nutria. 

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Mangiano anche piccoli uccelli, insetti e frutta e solo in misura limitata fagiani e lepri, soprattutto se queste sono animali pronto-caccia ovvero con comportamenti da animali domestici e non da selvatici”.

La volpe è già cacciabile nonostante l’ISPRA avesse consigliato di sospenderne gli abbattimento e di procedere invece con le vaccinazioni a causa dell’ emergenza rabbia in Veneto.

La caccia della volpe nella tana è una pratica cruenta per il modo in cui le volpi vengono sfinite ed uccise da un gruppo di piccoli cani, di solito Terrier, che entrano nelle tane e azzannano la volpe e spesso i suoi piccoli rischiando la loro stessa vita.

“Tale pratica!” aggiungono alla Lipu, “non trova giustificazione in un Paese che si dica civile”.  L’associazione chiede quindi dati oggettivi sulla reale consistenza delle popolazioni di volpi e sulla consistenza dei danni reali che le volpi farebbero agli argini.

La stessa Veneto Agricoltura, in una scheda proprio sulla volpe, sostiene che  “i danni sulla selvaggina e sugli animali da cortile sono piuttosto limitati, in quanto è dimostrato da numerosi studi sull’alimentazione che essi costituiscono una parte molto limitata della dieta”.

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Il calendario venatorio del Veneto prevede che la volpe venga cacciata dal 19 settembre 2010 al 31 gennaio 2011, in quantità di 2 capi giornalieri con un massimo di 35 capi stagionali a cacciatore. Questo prelievo, se applicato, rappresenta una quantità in grado di eliminare l’intera popolazione locale.

 A questa possibilità si aggiungono i prelievi (sempre uccisioni) autorizzati dalle Province per il monitoraggio del fenomeno rabbiaRimarrebbe poi da considerare l’uccisione illegale attuata ancora, per fortuna in modo occasionale, con bocconi avvelenati.

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