Archive for the ‘Lipu’ Category

Piccole volpi crescono

luglio 14, 2012

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La primavera scorsa ha registrato un nuovo record nell’arrivo di fauna selvatica a casa dei volontari della LIPU di Padova.

A fine maggio erano oltre 170 gli animali accuditi, contro i 130 dello stesso periodo del 2011. 

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Fra aprile e giugno al rifugio padovano sono arrivate piccole civette, giovani gheppi, gufi e allocchi. Ancora un anatroccolo minuscolo, un piccolo trombettiere, pulli di piccione e tortora e infine rondoni, rondini e balestrucci. 

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E’ stata recuperata e accudita anche una piccola volpe (eccola qui di fianco con Carlotta Fassina, presidente della Lipu del Veneto)

La novità di quest’anno sono i sette pulli di Martin pescatore trovati durante i lavori di sistemazione di un argine. Piccoli, indifesi e ancora privi del meraviglioso piumaggio azzurro.

Tra gli arrivi insoliti ci sono un’oca cignoide dei giardini di Monselice, non liberabile a causa di un’artrite a una zampa e una cataratta a un occhio, e un pulcino di galletto che è diventato la mascotte.

Con tutto questo lavoro e queste spese, è evidente che i volontari da soli non ce la fanno più. Chi è disposto ad aiutarli?

Migrazioni di primavera: domenica a Ca’ Roman

aprile 19, 2012

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Per celebrare la Festa delle Oasi e delle Riserve LIPU in calendario domenica 22 aprile, l’oasi LIPUdi Ca’ Roman, sull’isola di Pellestrina, accoglie i visitatori con due  visite guidate della durata ciascuna di un’ora e mezza circa.

La partenza è fissata alle 10.30 e alle 14.30, con ritrovo presso il gazebo all’ingresso dell’Oasi. 

Il percorso attraversa la pineta e le formazioni di grandi dune, per giungere sino alla battigia che ospita preziose specie di insetti endemici. 

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Verrà approfondita la storia di Ca’ Roman, andando alla scoperta degli habitat protetti e delle principali specie vegetali e animali presenti in questo prezioso lembo di terra a cavallo tra il mare Adriatico e la laguna di Venezia, con particolare riferimento alle numerose specie ornitologiche.

logo_lipu.gifSarà l’occasione per osservare, con binocolo e cannocchiale messi a disposizione dalla LIPU, stormi di fringuelli, verdoni e altri piccoli uccelli impegnati, insieme a grandi rapaci, nella migrazione primaverile.

All’ingresso dell’oasi verrà distribuito del materiale informativo e sarà possibile acquistare delle pubblicazioni naturalistiche.

Info:  3406192175 e oasi.caroman@lipu.it

Di nuovo in volo

marzo 10, 2012

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La primavera in arrivo, ha convinto la Lipu padovana che era giunto il momento per rimettere in volo i loro piccoli ospiti pennuti. Raccolti, soccorsi, salvati durante l’inverno. Custoditi e curati a Cava Bomba, sui colli Euganei, oppure ospitati anche nelle case dei volontari.

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Ecco allora in queste immagini la fotocronaca dei primi rilasci, la scorsa settimana.

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La LIPU di Padova si occupa di recupero di fauna selvatica da un ventennio. I primi rapaci, all’inizio degli anni ’90, venivano portati a Parma presso il primo Centro di Recupero italiano: il Centro LIPU di Sala Baganza.

Da allora la sezione si occupa di tutta la piccola fauna selvatica, grazie ad una convenzione con la Provincia di Padova che rimborsa in parte le spese sostenute e permette l’assistenza medica di due veterinari abilitati ad operare sugli animali selvatici.

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L’accudimento successivo fino alla liberazione è portato avanti solo dai volontari. La LIPU di Padova gestisce alcune voliere di riabilitazione dei rapaci sul Monte Cinto, in zona di proprietà della Provincia di Padova. 

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Manca attualmente un centro strutturato, visitabile al pubblico, in grado di accogliere un numero maggiore di animali: i volontari infatti non riescono ad occuparsi di più di circa 350 animali all’anno (che sono tantissimi), dati i pochi mezzi e spazi a disposizione. 

Ca’ Roman, cento di questi anni

ottobre 21, 2011

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Ne ha fatta di strada l’oasi di Ca’ Roman a Pellestrina. Sono passati cento anni da quando la diga foranea innescò il rapido e continuo deposito di sabbia che trasformò quella che era solo una piccola isola davanti al mare, all’estremo sud della laguna.

Con Ca’ Roman è cambiata in questi cento anni così come Pellestrina. Entrambe fino agli anni Ottanta mete di scampagnate e biciclettate di veneziani e lidensi. Poi è diventata luogo di turismo, spesso troppo invadente rispetto al delicato ecosistema dell’area.

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Oggi l’oasi gestita dalla Lipu potrebbe essere di fronte a una nuova trasformazione, a un necessario progetto di riqualificazione.

E’ guardando a questo futuro prossimo che Pellestrina prima (dal 22 ottobre) e Sala San Leonardo a Cannaregio dopo (dal 5 novembre) ospitano una mostra che racconta passato, presente e futuro di un angolo di mondo straordinario.

Nonostante le ridotte dimensioni, Ca’ Roman possiede una grande ricchezza faunistica:si trova, infatti, su una delle più importanti rotte migratorie d’Italia e moltissime specie d’uccelli (180 censite complessivamente sino al 2007) la utilizzano in autunno e primavera per riposarsi e nutrirsi prima di riprendere il viaggio.

Vanto e principale motivo di istituzione dell’Oasi sono state le grandi colonie nidificanti di fratino, 60/70 coppie e fraticello, 250/300 coppie scoperte dai soci LIPU agli inizi degli anni ’80.

Nel corso del tempo la presenza di queste due specie è andata progressivamente rarefacendosi sino alla quasi completa sparizione (nell’estate del 2000 è stata censita una sola coppia di fratini) a causa del disturbo antropico e della elevata predazione effettuata principalmente da gabbiani reali, gatti e gazze. 

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Oggi, grazie alle misure di protezione messe in atto dalla LIPU, le popolazioni di fratino e fraticello stanno registrando una lenta, ma costante crescita.

Tra le specie locali ci sono il variopinto martin pescatore,  il gabbiano comune,  il gabbiano reale e il candido gabbiano corallino. Tra gli ospiti estivi spiccano il crepuscolare succiacapre, l’elusivo assiolo e il coloratissimo gruccione.

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Nel periodo invernale si fanno vedere lo sparviero,  il falco pellegrino e il falco di palude, ma anche lo svasso piccolo, lo svasso maggiore e lo smergo minore. 

Info: 340.6192175

Le foto di questo post sono di Stefano Castelli.

Se la natura va in città: incontro stasera a Padova con la Lipu

luglio 19, 2011

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Il falco pellegrino che prende casa vicino al Santo. Il Gheppio che si fa il nido in un muro. Sono sempre di più gli animali selvatici che si adattano alle nostre città.

Se ne parla questa sera con Carlotta Fassina della Lipu padovana e il forestale Francesco Ortolani, entrambi scortati dalle immagini di un altro volontario Lipu, Aldo Tonelli, dedicate proprio agli uccelli che in questi ultimi anni sono stati censiti dall’associazione all’interno del confine cittadino. 

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“Gran parte dei piani e delle strategie per la  conservazione della biodiversità su base regionale”, spiega Carlotta, ” hanno tralasciato l’ambiente urbano. Si tratta di un grave errore, non tanto perché le città rivestono un ruolo prioritario  tra gli ecosistemi da conservare, quanto perché qui vive gran parte  della popolazione umana.

In questo ambiente la gente plasma la propria percezione nei confronti della natura, qui avvengono i processi
decisionali che riguardano gli ecosistemi di tutto il mondo.
Inoltre, le aree urbane hanno un ruolo non negligibile nel causare trasformazioni del clima globale”.

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L’appuntamento è per questa sera, 19 luglio, con inizio alle 21, nell’ambito dell’iniziativa Cuori sulla terra, in via Cornaro 1.

Vent’anni di rapaci sui Colli Euganei

giugno 19, 2011

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Sono ormai vent’anni che la sezione padovana della Lipu è presente sui Colli Euganei.
Tutti i giorni i volontari si alternano e registrano tutto ciò che vedono. Tutto ciò che vola.

Dopo due decenni è giunto il momento di fare il punto su questa attività: l’appuntamento è per lunedì 20 giugno alle 21, a Padova presso la sala conferenze del consiglio di quartiere 4, in via Piovese 74. Ci saranno Aldo Tonelli (sono sue le immagini di questo post)  e Stefano Bottazzo, soci Lipu e da sempre e abili fotografi.

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Sui Colli, il primo a partire è stato il progetto Gheppio. Poi si è passati al progetto per alimentare  i
rapaci in riabilitazione. E ancora il monitoraggio del territorio per seguire l’evoluzione delle nidificazioni di rapaci come il Falco pellegrino, ma non solo: Lodolaio, Pecchiaiolo, Gheppio, Sparviere.

Sono oltre venti le specie avvistate (e fotografate) nel parco dei Colli Euganei, incluse Aquila minore, Aquila reale, Grifone.

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Da quando la caccia è stata chiusa all’interno del territorio del parco, nel 1989, le cose sono molto cambiate. In quegli anni solo qualche coppia di Lodolaio e Pecchiaiolo erano presenti durante l’ estate. E in inverno era molto difficile poter avvistare anche una semplice Poiana. 

Oggi il Falco pellegrino ha trovato il luogo dove nidificare. La Poiana e il Gheppio volano alti nel cielo.

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Occhi al cielo per i migratori sulla Pedemontana

Maggio 6, 2011

Ha ragione la sezione Lipu della pedemontana trevigiana: è ora di alzare gli occhi al cielo. E accogliere il popolo dei migratori. Come queste cicogne.


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Che nel loro viaggio, insieme a centinaia di altre, stanno sorvolando la pedemontana. Alcune si riposano sui prati umidi della Valcavasia o sui Campazzi di Onigo o ancora alla Garzaia di Pederobba. 
E’ il momento giusto anche per fare una gita ai Campazzi, nel territorio comunale di Pederobba.
La Lipu trevigiana la organizza per domenica 8 maggio in collaborazione con l’associazione Arianova.

nibbio_bruno.jpgI Campazzi sono una zona di protezione speciale, un’area di prati umidi ricca di fauna e flora. In questo periodo oltre alle ricche fioriture di orchidee nei prati, alzando gli occhi al cielo sarà facile scorgere Poiane e Sparvieri. Qualche volta anche Nibbi bruni e Falchi pecchiaioli.

Più facile ascoltare (e se siete fortunati anche vedere)  il Picchio nero, il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde, Upupa, Rigogolo, Cuculo, Cinciallegra, Cinciarella, Codirosso.

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Per informazioni e prenotazioni:
GianCarlo Silveri tel. 339.4683136
 e-mail: lipupedemontana@virgilio.it

Le foto di questo post sono di V.Bonotto e di G.Silveri

Non è un paese per volpi

gennaio 22, 2011

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La Provincia di Vicenza da una parte. Quella di Venezia dall’altra. Nel mirino sempre loro, le volpi. Lo scorso novembre colpevoli del dissesto idrogeologico e delle rive dei fiumi, e in questi giorni attaccate nelle tane con i loro cuccioli.

A San Donà di Piave sono accusate di far stragi di lepri e fagiani. Nei giorni scorsi, su indicazione della Provincia di Venezia,  ne sono state abbattute 11. E non è finita.

Eppure, un recente documento della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome sui danni da fauna selvatica attribuisce a lepri, fagiani e cinghiali, tutte specie di interesse venatorio, i maggiori danni all’ambiente agricolo. 

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Per il Veneto solo nel 2009 ci sono stati 1 milione e 238.985,00 euro di danni rifusi per queste specie, pari al 56% del totale dei danni regionali. Altro che le volpi.

“Quindi”, sostengono Carlotta Fassina della Lipu e Massimo Vitturi della Lav, “sono le lepri e i fagiani, i cui ripopolamenti sono ancora pratica diffusa, poco efficace e costosissima, a far danni al mondo agricolo e non le volpi, nemmeno citate nel testo delle Regioni”. 

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Anzi , pare che lepri e fagiani non piacciano poi così tanto alle volpi, a meno che non si tratti ovviamente di “polli” inetti liberati ad uso caccia. La maggior parte purtroppo.
Quanto poi alla rabbia silvestre, aggiungono Lipu e Lav, lo stesso Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale aveva stabilito che la vaccinazione delle volpi sarebbe stato il mezzo migliore per combattere la diffusione della malattia perché le volpi sane avrebbero difeso il loro territorio dall’ingresso di potenziali malate.

Abbattere quindi volpi vaccinate ( e le vaccinazioni sono costate) e sane azzera il lavoro fatto aumentando proprio il rischio di diffusione della malattia.

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La situazione a San Donà non è una novità. Nel 2007 la LAV vinse il ricorso al Consiglio di Stato perché la provincia di Rovigo in un’analoga situazione non verificò l’efficacia dei metodi ecologici di controllo.

A quanto ammonta la popolazione di volpi di San Donà? chiede Carlotta Fassina. E aggiunge: “Ci sono studi condotti al riguardo che giustifichino gli abbattimenti? C’è un parere positivo dell’ISPRA? 

Perché altrimenti si tratta di una strage condotta al solo fine di concedere favori alle associazioni venatorie
e non giustificabile per i danni all’agricoltura.

Questo non è un paese per volpi.

Rapaci sui Colli Euganei: con la Lipu il 9 gennaio

gennaio 7, 2011

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Domenica 9 gennaio: l’anno della Lipu padovana inizia con il censimento dei rapaci che svernano nel Parco regionale dei Colli Euganei. Un appuntamento che si ripete ormai da oltre un decennio.

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L’iniziativa è aperta anche ai meno esperti che saranno accompagnati sul campo da persone di consolidata esperienza. Si parte alle 8.30 dall’ingresso del Parco dei Faggi (con car pooling). Info: 049.8648957.

Le foto di questo post sono di Aldo Tonelli. Nella prima un gheppio a Cava Bomba. Nella seconda, poiane in cielo.

Le volpi e gli argini

novembre 23, 2010

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Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti come l’alluvione dei primi giorni di novembre sia stata originata da una piovosità molto intensa concentrata soprattutto nelle Prealpi vicentine. Alla quale si è aggiunto l’effetto dello scioglimento delle nevi cadute nei precedenti giorni. E in più un intenso vento di scirocco che ha richiamato il fronte nuvoloso arricchendolo dell’umidità raccolta sull’Adriatico.

Se a tutto ciò si aggiunge il grave e riconosciuto dissesto idrogeologico in cui versa il Veneto (denunciato anche da Luigi D’Alpaos, docente di Ingegneria a Padova), il dramma è compiuto.

Eppure nei giorni scorsi sia la presidente della Provincia di Padova, in un’intervista al Corriere del Veneto, che la Regione Veneto, hanno trovato un facile capro espiatorio di quanto accaduto: le tane di volpi, nutrie e pure tassi.

Ma la Lipu padovana non ci sta. Non condivide questa teoria. E spiega il perché.

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“Possiamo riconoscere che in certi contesti, le tane di nutrie, e solo occasionalmente quelle di volpi e tassi, possano rappresentare un problema alla stabilità di un tratto arginale.

Ma cercare di immaginare tane preesistenti laddove l’argine è franato e quindi irriconoscibile ci pare pretestuoso
, come pure pretestuoso è il riferire di puliture ed interventi certosini eseguiti per tappare tane che sembrano essere sfuggite ai controlli perché scavate … in tempi da ruspa”.

“Lascia invece sbasiti”, aggiungono gli esperti dell’associazione, “che la Provincia di Padova definisca la volpe come animale legato a luoghi boscosi e a una certa altitudine e sceso nelle nostre campagne dai Colli Euganei e dai Colli Berici.

Le volpi infatti sono una presenza abituale in pianura e un predatore naturale di grande importanza, basti pensare alla loro azione di contenimento dei roditori e dei piccoli di nutria. 

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Mangiano anche piccoli uccelli, insetti e frutta e solo in misura limitata fagiani e lepri, soprattutto se queste sono animali pronto-caccia ovvero con comportamenti da animali domestici e non da selvatici”.

La volpe è già cacciabile nonostante l’ISPRA avesse consigliato di sospenderne gli abbattimento e di procedere invece con le vaccinazioni a causa dell’ emergenza rabbia in Veneto.

La caccia della volpe nella tana è una pratica cruenta per il modo in cui le volpi vengono sfinite ed uccise da un gruppo di piccoli cani, di solito Terrier, che entrano nelle tane e azzannano la volpe e spesso i suoi piccoli rischiando la loro stessa vita.

“Tale pratica!” aggiungono alla Lipu, “non trova giustificazione in un Paese che si dica civile”.  L’associazione chiede quindi dati oggettivi sulla reale consistenza delle popolazioni di volpi e sulla consistenza dei danni reali che le volpi farebbero agli argini.

La stessa Veneto Agricoltura, in una scheda proprio sulla volpe, sostiene che  “i danni sulla selvaggina e sugli animali da cortile sono piuttosto limitati, in quanto è dimostrato da numerosi studi sull’alimentazione che essi costituiscono una parte molto limitata della dieta”.

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Il calendario venatorio del Veneto prevede che la volpe venga cacciata dal 19 settembre 2010 al 31 gennaio 2011, in quantità di 2 capi giornalieri con un massimo di 35 capi stagionali a cacciatore. Questo prelievo, se applicato, rappresenta una quantità in grado di eliminare l’intera popolazione locale.

 A questa possibilità si aggiungono i prelievi (sempre uccisioni) autorizzati dalle Province per il monitoraggio del fenomeno rabbiaRimarrebbe poi da considerare l’uccisione illegale attuata ancora, per fortuna in modo occasionale, con bocconi avvelenati.