Archive for the ‘rapaci’ Category

Notti in laguna per l’Assiolo

luglio 28, 2011

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Piccolo e tenace. Simpatico e per qualcuno troppo rumoroso. Le notti dell’estate, in pieno centro storico, sono allietate (o disturbate secondo i punti di vista) dal canto dell’Assiolo, il più piccolo rapace notturno.

Più piccolo di una civetta e qualche volta perfino di un merlo. Per farvi un’idea, nella saga di Harry Potter, Leotordo, il gufetto di Ron Weasley, è proprio un Assiolo.

assiolo1.jpgIl rapace, unico della sua specie a fare il migrante, ha sempre avuto un nucleo storico nei giardini della Fondazione Cini, a San Giorgio. Ma quest’anno ha deciso di colonizzare molti altri giardini lagunari.

Almeno venti o trenta coppie volano nella notte a Venezia assicura Lucio Panzarin che per la Provincia si occupa del recupero della fauna selvatica. Ed è a lui che decine di veneziani hanno cominciato a telefonare. Perché il canto inconfondibile dell’Assiolo sarebbe colpevole di disturbare il sonno. Altro che movida.

E’ lo strano”djü” o “chiù” del piccolo rapace a disturbare. Se non ci si è abituati in effetti la voce dell’Assiolo può perfino inquietare. Non è particolarmente forte, è un po’ nasale e quasi sempre monosillabico, ma il più delle volte viene ripetuto per ore con un intervallo che di circa 3 secondi.

Poiché l’Assiolo muove il capo durante il canto, è difficile da localizzare in base ai suoi richiami. Di solito inizia a cantare poco dopo il tramonto e finisce all’alba. Dopo mezzanotte rallenta per un paio d’ore e poi riprende alla grande.

Assiolo 2.jpgLe femmine e i maschi cantano spesso in duetto: la femmina chiama l’amato con un’intonazione un po’ più alta e un po’ meno regolarmente; lui risponde con enfasi.

“Inutile chiedere il nostro aiuto”, sorride Panzarin. “Che se lo godano i veneziani il canto notturno dell’Assiolo, anche perché sarebbe impossibile e assurdo catturalo per portarlo altrove. Bisognerebbe invece cambiare mentalità. Accettare il richiamo di quel poco di selvatico che ci è rimasto. Conviverci e imparare a non averne timori. E soprattutto essere felici di questi ritorni”.

Vent’anni di rapaci sui Colli Euganei

giugno 19, 2011

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Sono ormai vent’anni che la sezione padovana della Lipu è presente sui Colli Euganei.
Tutti i giorni i volontari si alternano e registrano tutto ciò che vedono. Tutto ciò che vola.

Dopo due decenni è giunto il momento di fare il punto su questa attività: l’appuntamento è per lunedì 20 giugno alle 21, a Padova presso la sala conferenze del consiglio di quartiere 4, in via Piovese 74. Ci saranno Aldo Tonelli (sono sue le immagini di questo post)  e Stefano Bottazzo, soci Lipu e da sempre e abili fotografi.

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Sui Colli, il primo a partire è stato il progetto Gheppio. Poi si è passati al progetto per alimentare  i
rapaci in riabilitazione. E ancora il monitoraggio del territorio per seguire l’evoluzione delle nidificazioni di rapaci come il Falco pellegrino, ma non solo: Lodolaio, Pecchiaiolo, Gheppio, Sparviere.

Sono oltre venti le specie avvistate (e fotografate) nel parco dei Colli Euganei, incluse Aquila minore, Aquila reale, Grifone.

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Da quando la caccia è stata chiusa all’interno del territorio del parco, nel 1989, le cose sono molto cambiate. In quegli anni solo qualche coppia di Lodolaio e Pecchiaiolo erano presenti durante l’ estate. E in inverno era molto difficile poter avvistare anche una semplice Poiana. 

Oggi il Falco pellegrino ha trovato il luogo dove nidificare. La Poiana e il Gheppio volano alti nel cielo.

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Le civette di Cava Bomba

agosto 25, 2010

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C’è un piccolo rifugio per rapaci in difficoltà nel cuore del parco dei Colli Euganei. E’ poco lontano dal Museo paleontologico a Cava Bomba.

Qui i volontari della Lipu padovana, in prima fila Giulio Piras e la moglie Carlotta, ospitano civette e poiane trovate ancora piccole e incapaci quindi di badare a se stesse.
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Nelle grandi voliere Giulio e Carlotta le hanno cibate e aiutate a crescere. Hanno atteso che si irrobustissero abbastanza per essere in grado di volare e sopravvivere nel mondo.
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Nelle passate settimane, il momento tanto atteso è finalmente giunto. Le civette e le poiane di Cava Bomba sono tornate in libertà. Altre arriveranno. Altre saranno curate. E ancora liberate.

Il volo del Pellegrino sui Colli Euganei

agosto 20, 2010

Falco pellegrino3_sito.jpgTeolo (Padova) – Ogni castello ha la sua leggenda. C’è sempre una bella dama rinchiusa e un nobile giovane che cerca disperatamente di liberarla. Succede così anche al Castello di Speronella, eretto nel X secolo e mai espugnato.

Un maniero avvolto dal mistero che oggi, ridotto a poche leggendarie pietre, guarda la pianura dall’alto dell’unica parete naturale dei Colli Euganei, Rocca Pendice. Palestra di roccia molto amata dai giovani alpinisti di tutto il Veneto, dagli hobbisti dell’arrampicata, dall’escursionista domenicale. 

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E dal Falco Pellegrino che qui sui Colli è tornato e che sulle rocce scoscese ama farsi il nido, covare, allevare i piccoli, istruirli nelle picchiate, andare e tornare. Fedele alla dimora prescelta.

Fa così il falco anche sulla cupola della Basilica di Sant’Antonio dove è arrivato qualche mese fa. E pure sui tetti delle chiese padovane del Carmine e di Santa Giustina. Almeno quattro sono infatti le coppie che nel giro di un paio d’anni hanno preso casa nel bel mezzo della città. Tutte provenienti dalla giovane colonia degli Euganei.

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Eppure, qui sui colli, la presenza del falco pellegrino non è mai stata assidua. Non ne parla più di tanto neppure Ettore Arrigoni Degli Oddi, grande ornitologo padovano di fine Ottocento cui non sfuggiva alcun volatile, sia di passo che stanziale. Ma ora il rapace è tornato e cerca in tutti i modi di stabilizzarsi.

E’ per questa ragione che anche quest’anno il Parco dei Colli Euganei ha vietato l’arrampicata su Rocca Pendice nel periodo della nidificazione, da marzo a giugno. “Ma non è stato sufficiente”, spiega Giulio Piras della Lipu padovana mentre siamo ai piedi della parete a caccia col binocolo della coppia di falchi che qui ha il nido.

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“Quest’anno non è nato neppure un piccolo. Strano perché dagli altri nidi, nascosti in alcune delle cave di trachite dei colli, sono volati via almeno sei giovani falchi. Mentre qui sulla Rocca, anche quest’anno è andata a vuoto”.

La ragione? Secondo la Lipu va cercata sia in un tardivo divieto di arrampicata che, forse, in un continuo disturbo da parte di coloro che l’hanno trasgredito. O forse anche per mano di altri che hanno voluto deliberatamente mandare a monte la nascita dei pulli.

Quello che il falco non sa, è che in ballo c’è il futuro della Rocca. Grazie a un finanziamento europeo, il Parco Colli l’ha appena acquistata dalla famiglia Scalabrin e ha commissionato all’Università di Padova un progetto per rilanciarla. Un compromesso, quindi, va necessariamente trovato fra sportivi, turisti e protezionisti. Ma a che prezzo?

La presidente del Parco, Chiara Matteazzi, lo scorso giugno in occasione dell’annuncio dell’acquisto della Rocca, ha promesso che la gestione dell’ambìto luogo sarà coordinata in collaborazione con Cai e Lipu. Gli ambientalisti lo sperano perché il falco ha bisogno di starsene tranquillo mentre cova. Pena l’abbandono del nido. E magari anche dei Colli.

Nel 2001 e nel 2002 le covate, guardate a vista da Silvio Basso, ex cacciatore e storico volontario della Lipu padovana, si sono concluse in felici nascite. Nel 2003 e 2004 la cova è invece fallita mentre l’anno successivo, grazie alla chiusura della Rocca per tutto l’anno – chiesta dalla Lipu sia al ministero dell’Ambiente che alla Commissione europea – quattro nidiate sono andate a buon fine.

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“Ora siamo al punto di prima”, aggiunge Giulio, “l’unica strada per proteggere i falchi è quella che l’Ente Parco definisca una volta per tutte un regolamento che vieti l’arrampicata dalla stagione degli amori, fra gennaio e febbraio, e il volo dei piccoli, a metà giugno. L’ha fatto, senza essere un parco, perfino il Comune di Lumignano, sui Berici, dove il falco è tornato a volare. E i risultati si vedono”.