Posts Tagged ‘Rocca Pendice’

Il volo del Pellegrino sui Colli Euganei

agosto 20, 2010

Falco pellegrino3_sito.jpgTeolo (Padova) – Ogni castello ha la sua leggenda. C’è sempre una bella dama rinchiusa e un nobile giovane che cerca disperatamente di liberarla. Succede così anche al Castello di Speronella, eretto nel X secolo e mai espugnato.

Un maniero avvolto dal mistero che oggi, ridotto a poche leggendarie pietre, guarda la pianura dall’alto dell’unica parete naturale dei Colli Euganei, Rocca Pendice. Palestra di roccia molto amata dai giovani alpinisti di tutto il Veneto, dagli hobbisti dell’arrampicata, dall’escursionista domenicale. 

Falco pellegrino2_sito.jpg

E dal Falco Pellegrino che qui sui Colli è tornato e che sulle rocce scoscese ama farsi il nido, covare, allevare i piccoli, istruirli nelle picchiate, andare e tornare. Fedele alla dimora prescelta.

Fa così il falco anche sulla cupola della Basilica di Sant’Antonio dove è arrivato qualche mese fa. E pure sui tetti delle chiese padovane del Carmine e di Santa Giustina. Almeno quattro sono infatti le coppie che nel giro di un paio d’anni hanno preso casa nel bel mezzo della città. Tutte provenienti dalla giovane colonia degli Euganei.

FalcoPellegrino4_sito.jpg

Eppure, qui sui colli, la presenza del falco pellegrino non è mai stata assidua. Non ne parla più di tanto neppure Ettore Arrigoni Degli Oddi, grande ornitologo padovano di fine Ottocento cui non sfuggiva alcun volatile, sia di passo che stanziale. Ma ora il rapace è tornato e cerca in tutti i modi di stabilizzarsi.

E’ per questa ragione che anche quest’anno il Parco dei Colli Euganei ha vietato l’arrampicata su Rocca Pendice nel periodo della nidificazione, da marzo a giugno. “Ma non è stato sufficiente”, spiega Giulio Piras della Lipu padovana mentre siamo ai piedi della parete a caccia col binocolo della coppia di falchi che qui ha il nido.

RoccaPendice2_sito.jpg

“Quest’anno non è nato neppure un piccolo. Strano perché dagli altri nidi, nascosti in alcune delle cave di trachite dei colli, sono volati via almeno sei giovani falchi. Mentre qui sulla Rocca, anche quest’anno è andata a vuoto”.

La ragione? Secondo la Lipu va cercata sia in un tardivo divieto di arrampicata che, forse, in un continuo disturbo da parte di coloro che l’hanno trasgredito. O forse anche per mano di altri che hanno voluto deliberatamente mandare a monte la nascita dei pulli.

Quello che il falco non sa, è che in ballo c’è il futuro della Rocca. Grazie a un finanziamento europeo, il Parco Colli l’ha appena acquistata dalla famiglia Scalabrin e ha commissionato all’Università di Padova un progetto per rilanciarla. Un compromesso, quindi, va necessariamente trovato fra sportivi, turisti e protezionisti. Ma a che prezzo?

La presidente del Parco, Chiara Matteazzi, lo scorso giugno in occasione dell’annuncio dell’acquisto della Rocca, ha promesso che la gestione dell’ambìto luogo sarà coordinata in collaborazione con Cai e Lipu. Gli ambientalisti lo sperano perché il falco ha bisogno di starsene tranquillo mentre cova. Pena l’abbandono del nido. E magari anche dei Colli.

Nel 2001 e nel 2002 le covate, guardate a vista da Silvio Basso, ex cacciatore e storico volontario della Lipu padovana, si sono concluse in felici nascite. Nel 2003 e 2004 la cova è invece fallita mentre l’anno successivo, grazie alla chiusura della Rocca per tutto l’anno – chiesta dalla Lipu sia al ministero dell’Ambiente che alla Commissione europea – quattro nidiate sono andate a buon fine.

Falco pellegrino_sito.jpg

“Ora siamo al punto di prima”, aggiunge Giulio, “l’unica strada per proteggere i falchi è quella che l’Ente Parco definisca una volta per tutte un regolamento che vieti l’arrampicata dalla stagione degli amori, fra gennaio e febbraio, e il volo dei piccoli, a metà giugno. L’ha fatto, senza essere un parco, perfino il Comune di Lumignano, sui Berici, dove il falco è tornato a volare. E i risultati si vedono”.