Christian, un amore di leone

ottobre 29, 2013

Di Christian si è scritto tanto. E forse è protagonista del video più cliccato su YouTube.Almeno 40 milioni di persone l’hanno visto e rivisto.

Ogni tanto me lo riguardo anch’io e, inevitabilmente, mi commuovo.

Ma su Zoelagatta non l’avevo mai postato. Eccolo.

E’ la storia di un leoncino comprato-liberato nei lussuosi magazzini Harrods di Londra, da due anici. Ma poi il leone è cresciuto….Per chi non la conoscesse ancora.

Marco, pastore felice senza crudeltà

marzo 11, 2013

Dev’essere bello camminare su sentieri gravidi di storia. Immaginando battaglie antiche, rincorrendo memorie, sognando paesaggi che non esistono più. E seguendo le pecore, le capre e l’asina Peppa che si porta in groppa gli agnellini appena nati che con quelle gambine troppo tenere non sopportano lunghi cammini.

Si riposa

Si riposa

Sempre in viaggio alla ricerca dell’erba. Di un campo, un prato, una riva dove poter sostare una o due notti lungo uno scampolo dell’antica via Claudia Augusta Altinate che dal Grappa porta giù verso Altino e Portegrandi.

Decine e decine di Comuni si attraversano. Ma come il pastore delle Città invisibili di Calvino, anche Marco non ne ricorda i nomi. Neppure li distingue.

Cappuccino

Cappuccino

Chiedigli di campi d’erba o di pascoli e avrai risposte. Marco, pastore per caso, sorride mentre il suo gregge riposa sulla riva di un’ex cava, lungo il Sile che da Musestre s’allunga verso Altino.

Come il guardiano di Pessoa, pensa “con gli occhi e con gli orecchi e con le mani e i piedi e con il naso e la bocca”.

Il gregge

Il gregge

Fa il transumante per caso e per passione Marco Boldrin, 43 anni, nato e cresciuto a Carpenedo, una prima vita ormai dimenticata trascorsa a fare l’orafo a Mestre e una fuga nelle campagne trevigiane quando la città diventa troppo stretta. E da qui il decollo verso qualcosa che non avrebbe mai immaginato.

“Non ce la facevo più a stare chiuso in un laboratorio”, racconta mentre ci si avvicina curioso e geloso Michel il caprone (il “becco” chiamano le creature della sua specie), Cappuccino saltella qui e là, Acqua riposa ancora e l’ultimo dei nati zampetta in groppa alla Beppa.

La Beppa

La Beppa

“Un giorno mi sono deciso, ho chiuso con quella vita e sono uscito fuori. Per quattro, cinque anni mi sono mantenuto facendo lavori di giardinaggio e potature di grandi alberi, soprattutto ulivi e castagni.

Poi, per caso, tre anni fa a Rocca D’Arsiè nel Feltrino, ho incontrato un pastore transumante. E’ stato come un fulmine a ciel sereno. Non sapevo nulla di pecore e neppure di capre. Figuriamoci di transumanza.

Sonnellino

Sonnellino

Per sei mesi ho vissuto con lui e il suo gregge di quasi trecento capi. Poi ne ho voluto uno tutto mio. Prima 10 capi, poi 20. Ora sono 112. E’ un gregge allevato non per farci carne. Ma solo qualche ricotta. E che si mantiene tenendo in ordine i pascoli abbandonati”.

Da due estati Marco e il gregge salgono a Seren del Grappa e lì trovano lavoro in quei pascoli dove le mucche non vanno più e dove il bosco avanzerebbe se pecore e capre non facessero il loro umile mestiere.
Un mestiere difficile in una pianura sempre più stretta.

pecoreAlla trasumanza, tradizione antica e nonostante tutto ancora viva, vengono chiuse le porte. Negati gli accessi alle strade comunali. Sbarrati i valichi e le rive.

Qualche campo viene perfino recintato con filo spinato. Diglielo tu a Michel e alle sue compagne che ci si fa male saltando dentro quell’erba proibita. Che le mammelle si lacerano e che ci puoi anche morire di quelle ferite.

“E’ un’inutile modernità che ci condanna” dice Marco. “Ma io tengo duro. Vivo di poco e preferisco non avere troppi soldi in tasca. Dormo su quel camioncino con i cani. La cena me l’ assicurano gli amici che trovo lungo la strada; per il pranzo mi arrangio. E ogni tre giorni, una bella doccia”.

“Potrebbe sembrare una follia, invece questa è una scelta di vita. Non puoi immaginare: bastano tre giorni per cambiare l’idea che avevi della tua esistenza.

Mi sveglio con la luce e vado a letto quando fa buio. La mia giornata è scandita dal cammino, dalla ricerca dell’erba, dalle capre che partoriscono, da quelle da curare, dai piccoli da allevare. E quando arriva la neve, dal fieno da trovare. Perché prima di tutto ci sono le capre. Poi vengo io.

E quando arriva il caldo, mi sdraio sulla terra e sento il mio corpo immerso nella realtà. So che va bene così, so che sono felice. E non ho bisogno di nient’altro”.

8 marzo: in onore di Eleanor Rathbone, femminista e animalista

marzo 8, 2013

Le statistiche comunitarie denunciano che in Europa la violenza rappresenta la prima causa di morte delle donne nella fascia di età tra i 16 e i 50 anni .

In Italia, ogni tre morti violente, una riguarda donne uccise da un marito, un convivente o un fidanzato.

Non è un caso, come mi ha insegnato Bruna Bianchi che insegna storia a Ca’ Foscari, che Eleaonor Frances Rathbone, sufragetta inglese nata nel 1872 e morta nel 1946, sia stata contemporaneamente femminista e animalista.

Eleanor Frances Rathbone

Eleanor Frances Rathbone

Rathbone è stata  una delle prime persone in Europa a battersi contro la vivisezione. Contro Darwin e Pasteur.

Eleaonor ha dedicato tutta la sua lunga vita alle donne di tutto il mondo e agli animali sfruttati.

Ma anche alle poverissime famiglie di Liverpool, agli operai, ai profughi. Tutte creature oppresse.

E’ stata Eleaonor a fondare la prima società contro la vivisezione in Gran Bretagna.

E’stata Eleaonor  a mettere nero su bianco la prima proposta di legge per i diritti degli animali.
E’ stata Eleaonor  la prima deputata a dichiararsi femminista, senza tanti giri di parole.

Perché il corpo delle donne è come il corpo degli animali. Violabile.

Cavalli a perdere

marzo 7, 2013

Le parole non servono.

Un minuto per sapere

marzo 6, 2013

Ecco in 60 secondi la vita di animali e animali-umani negli allevamenti da carne.

La balena e la guerra navale

marzo 4, 2013

E’ un video in qualche modo orribile quello che gli uomini di Sea Shepherd, a bordo della loro nave Bob Baker, hanno girato nei giorni scorsi nelle acque dell’Australia.

Le immagini mostrano chiaramente la nave-fabbrica giapponese Nisshin Maru, agganciare e trainare al suo interno il corpo di una balena.

Dopo questa video denuncia, la scorsa settimana i Giapponesi hanno sospeso la caccia (definita scientifica) alle balene.

Secondo quanto dichiarato da Sea Shepherd, e riportato da Geapress, la nave giapponese si sarebbe trovata all’interno del santuario delle balene.

Un’area rivendicata dall’Australia.

Ad oggi, i giapponesi dovrebbero essere presenti in quei mari, oltre che con la nave-fattoria, anche con due arpionatrici.

Le difficoltà per i giapponesi di rifornirsi di petrolio, considerata la chiusura dei porti australiani, li ha inoltre obbligati ad affittare una nave petroliera sudcoreana: la Sun Laurel, accusata, nei giorni scorsi, di aver perso carburante in mare.

Sea Shepherd ha diffuso  il video dell’avvicinamento della loro nave Bob Baker alla Nisshin Maru. Di fatto la nave ambientalista si è ritrovata in una vera e propria battaglia navale con una delle due navi arpionatrici, la Yushin Maru 2. Da questa, infatti, è stata catturata la balena poi trasferita nella nave fattoria.

I giapponesi, da parte loro, continuano a cacciare le balene adducendo motivazioni scientifiche.

sea-shepherd

In più di un’occasione, in seno alla Commissione Baleniera Internazionale, hanno cercato di far cadere il bando della caccia commerciale. Cosa che per fortuna, almeno per ora non è avvenuta.

Cacciano nel tuo fondo? Istruzioni per il rimborso

marzo 2, 2013

I proprietari dei fondi ove in qualche modo si esercita l’attività venatoria hanno diritto ad un rimborso.

Coordinamento protezionista del VenetoLo aveva chiesto, con una class action, il Coordinamento protezionista vicentino qualche mese fa. Lo conferma ora un provvedimento dirigenziale della Regione Veneto, che derime una questione decisamente complessa.

In base all’art. 15 della legge nazionale sulla caccia 157/92 è infatti previsto ” ai proprietari o conduttori un contributo da determinarsi a cura dell’amministrazione regionale in relazione all’estensione, alle condizioni agronomiche, alle misure dirette alla tutela e alla valorizzazione dell’ambiente”.

Per provvedere al contributo, la Regione dovrà attingere alle entrate legate alla tassa di concessione venatoria regionale.

Nella missiva della Regione Veneto, però, viene dichiarato che ai proprietari verrà rimborsato quanto dovuto, ma solo per l’ultimo piano faunistico venatorio.

No caccia

Di fatto, essendo il piano del 2007, la Regione intende pagare solo gli ultimi sei anni. Per i protezionisti, invece, l’arco temporale è quello che parte dal 1992, anno di emanazione delle legge.

Pronta, pertanto, la “class-action” dei richiedenti. Mentre il Coordinamento annuncia l’avvio di un’azione legale.

Poiché l’ultima proroga al piano faunistico scade a settembre 2013, per non dare un primo alibi alla Regione di non pagare quanto dovuto, diventa indispensabile, spiegano al Coordinamento protezionista, che tutte le persone che ne hanno titolo, inviino quanto prima la richiesta di rimborso.

“Ci aspettiamo –  spiega Armando Giorio, del Coordinamento protezionista  – che tutte le categorie interessate al contributo, dalla Coldiretti in poi, informino tutti gli iscritti di questa nuova opportunità, in modo tale che possano effettuare la richiesta in tempo utile”.

Il tempo utile è ipotizzato entro il 15 luglio.

 Istruzioni per l’uso
Chi ha diritto a ricevere il rimborso?
Chiunque possieda un terreno, coltivato o meno, ad eccezione di quelli sottratti alla caccia

Quali sono i terreni sottratti alla caccia?
Sono quelli chiusi con recinzione alta almeno 1,20 metri o da un corso d’acqua perenne di almeno 3 metri di larghezza e 1,5 di profondità, oppure all’interno di parchi ed oasi naturali.

Quanto ammonta il contributo?
Dai 50 ai 100 €uro circa ad ettaro all’anno, più 10 anni di arretrati. Cioè dai 624 ai 1248 €uro circa di arretrati per ogni ettaro.

Quanto costa il tutto?
Costa più o meno 5€, il costo della raccomandata più la carta.

Cosa serve per ottenere il rimborso?
Servono le visure catastali, le stesse usate per l’IMU. Poi una copia del modulo allegato debitamente compilato. Se il terreno è condotto con canone di affitto, serve anche copia di questo documento.
Il tutto si spedisce al presidente della propria provincia (o regione), mediante raccomandata con ricevuta di ritorno. Copia di questa raccomandata e della ricevuta di ritorno va inoltrata a venetorimborsoterreni@yahoo.it, e gli originali conservati nell’eventualità di una class-action

Devo spedire alla Regione o alla Orovincia?
Dipende cosa dice la legge regionale. In Veneto sono le Provincie ad essere demandate, quindi la richiesta va inoltrata a loro.

Vorrei saperne di più
Puoi telefonare al 3285823930, se possibile verso sera
scrivere a venetorimborsoterreni@yahoo.it

A Cervara, fra allodole e sparvieri

marzo 1, 2013

Dal pettirosso alla ghiandaia, dall’ airone cenerino al Martin pescatore. Sono tutti uccelli che nidificano nella campagna e nelle aree fluviali del trevigiano. E che è sempre più facile incontrare durante una passeggiata sull’Ostiglia o lungo il Sile.

LocandinaPer imparare a individuarli e a conoscerli bene c’è un corso di birdwatching proposto dall’ Oasi di Cervara a Santa Cristina di Quinto: dal 2 marzo, e per quattro sabati, ci si addentrerà tra  acque e canneti accompagnati dall’ornitologo Luca Boscain che li guiderà alla scoperta di un mondo nascosto.

Alla ricerca delle allodole, sempre più rare, del marangone minore che ha iniziato a nidificare, del picchio verde e dello sparviere.

Il corso si sviluppa fra lezioni teoriche e osservazioni naturalistiche per approfondire caratteristiche, comportamenti e curiosità.

Spiegano gli organizzatori: «La proposta è rivolta a tutti, non servono particolari conoscenze, l’obiettivo sarà quello di appassionarsi al mondo degli uccelli andando a conoscere più da vicino quelli che incontriamo nei nostri giardini e che ascoltiamo nei parchi».

Airone cinerino

Airone cinerino

Il corso di birdwatching  costa 40,00 euro (30,00 euro per gli studenti e i possessori tessera Kingfisher).  Info: 0422 23815, Valentina Calzavara.

Per tutti, ogni  domenica di marzo, dalle 11, muniti di binocoli si andrà alla scoperta della “Garzaia degli aironi”, la casa di aironi cenerini e guardabuoi, nitticore e garzette che si trova proprio a Cervara. Una visita guidata  compresa nel biglietto d’ingresso all’oas.

Cavalli a perdere e da polpette

febbraio 27, 2013

Torno sulla questione della carne di cavalli. Perché, al di là della truffa, ci sono alcuni aspetti che vale la pena conoscere.

Lo faccio in collaborazione con l’associazione Italian Horse Protection che ha diffuso alcune interessanti riflessioni (oltre ai numeri).

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Solo in Italia ci sono fra 300mila e 800mila cavalli. Ognuno di questi ha una vita potenziale che può andare oltre i 30 anni.

La vita sportiva media di ognuno di loro è però molto più bassa. A seconda dello sport che viene loro imposto e dei risultati che ottengono può essere anche di solo due o tre anni.

La mia Margherita, purosangue inglese, ha debuttato a San Siro a due anni e mezzo. Non era abbastanza veloce. E’ stata ritirata: la sua fortuna è di aver incontrato qualcuno che l’ha riscattata dal macello.

Margherita, purosangue irlandese, 1996-2010

Margherita, purosangue irlandese, 1996-2010

Ma non sempre va in questo modo. Anche se l’eutanasia di cavalli sani non è ammessa all’interno della UE, quindi nemmeno in Italia, ogni pochi anni l’intero numero di animali è rinnovato. Forse solo cinque anni.

Dove vanno questi cavalli quando non corrono/saltano/tirano più con esiti sportivi soddisfacenti? Da qualche parte dovrebbero esserci centinaia di migliaia di cavalli anziani; forse almeno 3 volte il numero di cavalli in attività. Che non ci sono.

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Oppure vengono abbandonati a se stessi. Come nel caso di Colleferro, vicino a Roma. Molti di questi cavalli e asini sono stati presi in carico dalla stessa Italian Horse Protection.

L’Italia non è uno dei paesi con il maggior numero di cavalli, né uno dei paesi con la vita media più bassa.

In tutta Europa ci sono milioni di cavalli che devono essere “tolti di mezzo” ogni anno perché l’industria dello sport con equini deve rinnovare il “parco macchine”.

Un asinello a Colleferro

Un asinello a Colleferro

La sola Gran Bretagna ospita oltre un milione di cavalli, stessi numeri si hanno per Francia e Germania. Anche la Spagna arriva quasi ad un milione.

L’Italia è uno dei paesi dove si macellano legalmente il maggior numero di cavalli in Europa ma non è uno di quelli con il maggior numero di cavalli “da eliminare”.

Le macellazioni illegali, che i numeri ci dicono essere possibili in ogni angolo di Europa, si sa poco nulla.

A Colleferro si lotta per salvare un puledrino

A Colleferro si lotta per salvare un puledrino

La macellazione di un equino comporta dei rischi per la salute pubblica diversi da quella di un bovino.

Mentre un bovino è in ogni caso allevato per la produzione alimentare, un cavallo è nella stragrande maggioranza dei casi allevato per farlo competere o comunque praticare sport.

Da qui tutta una serie di norme che dovrebbero evitare che un equino a cui siano somministrati alcuni farmaci possa mai essere macellato e quindi mettere a rischio la salute del consumatore.

...e non solo lui

…e non solo lui

In alcuni sport la stragrande maggioranza dei cavalli non sono macellabili, per esempio nel salto ostacoli.

Chiunque sia un minimo addentro al salto ostacoli sa bene che in teoria in ogni centro ippico ci dovrebbero essere molti cavalli anziani, almeno lo stesso numero di quelli in attività.

Questi cavalli però non li ha mai visti nessuno o almeno non in questi numeri.

Sempre a Colleferro: a questo asino è andata bene

Sempre a Colleferro: a questo asino è andata bene

Nell’ippica il numero di cavalli esclusi dalla filiera alimentare è minore ma anche molto maggiore è il turn-over (cioè è minore la vita media di un equide), per cui negli allevamenti di cavalli da trotto e da galoppo dovremmo avere un numero impressionante di cavalli anziani. Che non ci sono.

Ci sono studi universitari, indagini promosse da associazioni animaliste, documenti della Commissione Europea, note del ministero della Salute italiano e dei vari ministeri competenti degli altri paesi europei, note delle Regioni, che evidenziano che il sistema non funziona: i cavalli macellati sono di più di quelli macellabili con conseguenze per la sanità pubblica gravissime.

Ma perché? L’industria del cavallo funziona pressappoco in questo modo.

Gli equidi vengono allevati e poi utilizzati per sport per un periodo che può essere da un decimo alla metà della loro vita naturale. Dopodiché vengono macellati.

E se non sono macellabili? Come può un allevatore di cavalli da galoppo (è solo per fare un esempio, in tutti gli sport la situazione è la stessa, solo i tempi sono a volte diversi) mantenere per 30 anni un cavallo che a 2 anni ha già dimostrato di non essere redditizio?

Secondo uno studio del 2008 circa il 40% degli equidi non è adatto allo sport per il quale è stato allevato. E del 60% che rimane quanti soddisfano le aspettative dell’allevatore?

Anche ammettendo che il 60% vadano davvero bene, un allevatore che “produce” 5 cavalli l’anno dovrebbe avere ogni anno 2 cavalli che brucano felicemente l’erbetta per i restanti 30 anni.

Cioè dopo venti anni di attività dovrebbe avere 40 cavalli in pensione perché scartati, più altri 45 a fine carriera (considerando 5 anni di attività) e 15 cavalli in attività.

Risulta credibile a qualcuno?

Può un’attività economica reggersi pagando fieno, mangime e veterinari per 100 cavalli avendone solo 15 che producono reddito?

Gli altri 85 cavalli “a riposo”  sono stati già macellati da tempo o sono morti in incidenti.

E se non erano macellabili? L’associazione Italian Horse Protection ritiene che sia plausibile che vengano macellati anche gli individui non macellabili, magari con un po’ di “discrezione”.

Pensiamo davvero che i consumi di carne di cavallo di Italia, Francia, Belgio, Germania e Svezia siano in grado di far girare questo macchinario di allevamento, uso e macellazione di milioni e milioni di cavalli?

O forse la quantità di carne di cavallo è più di quanto si dice e, soprattutto, è in parte illegale e a rischio per la salute?

Ma chi si prende la briga di bloccare l’industria Europea (ma anche extraeuropea) del cavallo risolvendo in modo definitivo le innumerevoli falle che associazioni e istituzioni hanno segnalato in tutte le sedi possibili e immaginabili?

E che fine fa questa carne di provenienza illegale? Mescolarla alla carne di bovino potrebbe essere una soluzione efficiente, anche se illegale.

Lo scoiattolo foresto è fuorilegge

febbraio 25, 2013

E’ stato pubblicato  in Gazzetta Ufficiale, il Decreto n. 28 del 2 dicembre 2012 con le  le disposizioni per il controllo delle detenzione e del commercio degli scoiattoli alloctoni.

In  altre parole si tratta in gran parte degli scoiattoli grigi, americani e sembra più forti dei nostri rossi europei.

Il provvedimento arriva  in ritardo rispetto ai rischi di natura ambientale che gli scoiattoli non originari dei nostri ecosistemi naturali potrebbero arrecare.

E basta andare in un qualsiasi parco (anche cittadino) per rendersene conto.

Con questo decreto  in Italia non sarà più possibile commerciare, allevare e detenere scoiattoli foresti. 

In deroga al divieto potranno essere venduti solo gli scoiattoli introdotti nel territorio italiano in data antecedente o nei sessanta giorni successivi all’entrata in vigore del decreto.

In entrambi i casi la la vendita dovrà avvenire non oltre i sei mesi successivi all’entrata in vigore dello stesso decreto.

Chi ha in casa uno scoiattolo alloctono delle specie Sciurus carolinensis, Callosciurus erythraeus e Sciurus niger, entro novanta giorni dall’entrata in vigore del Decreto, dovrà  farne denuncia presso gli Uffici Cites del Corpo Forestale .

Le sanzioni sono quelle già considerate dalla legge 150/92, ovvero sui reati previsti in violazione alla Convenzione di Washington sul commercio di specie rare e minacciate di estinzione.

Per l’abbandono, dei poveri scoiattoli non più graditi, si applica il primo comma dell’art. 727 del Codice Penale (abbandono di animali) e 733-bis C.P. ( danneggiamento di habitat).

Per chi ha acquistato uno scoiattolo foresto nei tempi previsti in deroga al divieto, bisogna stare attenti a quando è nato. Le nascite, infatti, vanno denunciate entro dieci giorni.