Archive for the ‘cavalli’ Category

Cavalli a perdere

marzo 7, 2013

Le parole non servono.

Cavalli a perdere e da polpette

febbraio 27, 2013

Torno sulla questione della carne di cavalli. Perché, al di là della truffa, ci sono alcuni aspetti che vale la pena conoscere.

Lo faccio in collaborazione con l’associazione Italian Horse Protection che ha diffuso alcune interessanti riflessioni (oltre ai numeri).

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Solo in Italia ci sono fra 300mila e 800mila cavalli. Ognuno di questi ha una vita potenziale che può andare oltre i 30 anni.

La vita sportiva media di ognuno di loro è però molto più bassa. A seconda dello sport che viene loro imposto e dei risultati che ottengono può essere anche di solo due o tre anni.

La mia Margherita, purosangue inglese, ha debuttato a San Siro a due anni e mezzo. Non era abbastanza veloce. E’ stata ritirata: la sua fortuna è di aver incontrato qualcuno che l’ha riscattata dal macello.

Margherita, purosangue irlandese, 1996-2010

Margherita, purosangue irlandese, 1996-2010

Ma non sempre va in questo modo. Anche se l’eutanasia di cavalli sani non è ammessa all’interno della UE, quindi nemmeno in Italia, ogni pochi anni l’intero numero di animali è rinnovato. Forse solo cinque anni.

Dove vanno questi cavalli quando non corrono/saltano/tirano più con esiti sportivi soddisfacenti? Da qualche parte dovrebbero esserci centinaia di migliaia di cavalli anziani; forse almeno 3 volte il numero di cavalli in attività. Che non ci sono.

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Abbandonati a se stessi, a Colleferro vicino a Roma

Oppure vengono abbandonati a se stessi. Come nel caso di Colleferro, vicino a Roma. Molti di questi cavalli e asini sono stati presi in carico dalla stessa Italian Horse Protection.

L’Italia non è uno dei paesi con il maggior numero di cavalli, né uno dei paesi con la vita media più bassa.

In tutta Europa ci sono milioni di cavalli che devono essere “tolti di mezzo” ogni anno perché l’industria dello sport con equini deve rinnovare il “parco macchine”.

Un asinello a Colleferro

Un asinello a Colleferro

La sola Gran Bretagna ospita oltre un milione di cavalli, stessi numeri si hanno per Francia e Germania. Anche la Spagna arriva quasi ad un milione.

L’Italia è uno dei paesi dove si macellano legalmente il maggior numero di cavalli in Europa ma non è uno di quelli con il maggior numero di cavalli “da eliminare”.

Le macellazioni illegali, che i numeri ci dicono essere possibili in ogni angolo di Europa, si sa poco nulla.

A Colleferro si lotta per salvare un puledrino

A Colleferro si lotta per salvare un puledrino

La macellazione di un equino comporta dei rischi per la salute pubblica diversi da quella di un bovino.

Mentre un bovino è in ogni caso allevato per la produzione alimentare, un cavallo è nella stragrande maggioranza dei casi allevato per farlo competere o comunque praticare sport.

Da qui tutta una serie di norme che dovrebbero evitare che un equino a cui siano somministrati alcuni farmaci possa mai essere macellato e quindi mettere a rischio la salute del consumatore.

...e non solo lui

…e non solo lui

In alcuni sport la stragrande maggioranza dei cavalli non sono macellabili, per esempio nel salto ostacoli.

Chiunque sia un minimo addentro al salto ostacoli sa bene che in teoria in ogni centro ippico ci dovrebbero essere molti cavalli anziani, almeno lo stesso numero di quelli in attività.

Questi cavalli però non li ha mai visti nessuno o almeno non in questi numeri.

Sempre a Colleferro: a questo asino è andata bene

Sempre a Colleferro: a questo asino è andata bene

Nell’ippica il numero di cavalli esclusi dalla filiera alimentare è minore ma anche molto maggiore è il turn-over (cioè è minore la vita media di un equide), per cui negli allevamenti di cavalli da trotto e da galoppo dovremmo avere un numero impressionante di cavalli anziani. Che non ci sono.

Ci sono studi universitari, indagini promosse da associazioni animaliste, documenti della Commissione Europea, note del ministero della Salute italiano e dei vari ministeri competenti degli altri paesi europei, note delle Regioni, che evidenziano che il sistema non funziona: i cavalli macellati sono di più di quelli macellabili con conseguenze per la sanità pubblica gravissime.

Ma perché? L’industria del cavallo funziona pressappoco in questo modo.

Gli equidi vengono allevati e poi utilizzati per sport per un periodo che può essere da un decimo alla metà della loro vita naturale. Dopodiché vengono macellati.

E se non sono macellabili? Come può un allevatore di cavalli da galoppo (è solo per fare un esempio, in tutti gli sport la situazione è la stessa, solo i tempi sono a volte diversi) mantenere per 30 anni un cavallo che a 2 anni ha già dimostrato di non essere redditizio?

Secondo uno studio del 2008 circa il 40% degli equidi non è adatto allo sport per il quale è stato allevato. E del 60% che rimane quanti soddisfano le aspettative dell’allevatore?

Anche ammettendo che il 60% vadano davvero bene, un allevatore che “produce” 5 cavalli l’anno dovrebbe avere ogni anno 2 cavalli che brucano felicemente l’erbetta per i restanti 30 anni.

Cioè dopo venti anni di attività dovrebbe avere 40 cavalli in pensione perché scartati, più altri 45 a fine carriera (considerando 5 anni di attività) e 15 cavalli in attività.

Risulta credibile a qualcuno?

Può un’attività economica reggersi pagando fieno, mangime e veterinari per 100 cavalli avendone solo 15 che producono reddito?

Gli altri 85 cavalli “a riposo”  sono stati già macellati da tempo o sono morti in incidenti.

E se non erano macellabili? L’associazione Italian Horse Protection ritiene che sia plausibile che vengano macellati anche gli individui non macellabili, magari con un po’ di “discrezione”.

Pensiamo davvero che i consumi di carne di cavallo di Italia, Francia, Belgio, Germania e Svezia siano in grado di far girare questo macchinario di allevamento, uso e macellazione di milioni e milioni di cavalli?

O forse la quantità di carne di cavallo è più di quanto si dice e, soprattutto, è in parte illegale e a rischio per la salute?

Ma chi si prende la briga di bloccare l’industria Europea (ma anche extraeuropea) del cavallo risolvendo in modo definitivo le innumerevoli falle che associazioni e istituzioni hanno segnalato in tutte le sedi possibili e immaginabili?

E che fine fa questa carne di provenienza illegale? Mescolarla alla carne di bovino potrebbe essere una soluzione efficiente, anche se illegale.

Se il tortellino nitrisce

febbraio 21, 2013

La Nestle’ ritira dagli scaffali italiani e spagnoli ravioli e tortellini di manzo. Una decisione presa dopo che sono state rinvenute tracce di Dna di carne di cavallo pari all’1%.

The Guardian pubblica un’infografica con i dati del mercato della carne equina in Europa: l’Italia è al primo posto fra gli importatori. Nel 2012 ha acquistato 216mila quintali di carne di cavallo pari al 43% di tutta Europa. La seguono Francia e Belgio.

La Coldiretti aggiunge: in Italia sono stati importati 30 milioni di chili di carne di cavallo senza l’obbligo di indicarne la provenienza in etichetta sia nella vendita al dettaglio tal quale sia come ingrediente in prodotti trasformati.

Il Daily Mail entra nei macelli della Romania, il paese dal quale proviene la maggioranza della carne equina consumata in Europa.

L’associazione Save the dogs, da tempo presente in Romania, chiede controlli e più attenzione sia sulla filiera alimentare che sulle sofferenze inflitte agli animali prima di venire macellati.

Cavalli in Romania

Cavalli in Romania

Lo scandalo della carne equina contrabbandata per manzo arriva finalmente anche in Italia. Dopo aver fatto tremare mercati e consumatori di Gran Bretagna, Germania e Francia.

A un anno di distanza dalla campagna europea contro i terribili viaggi cui sono costretti migliaia di animali da carne in Europa.

Al di là della frode alimentare in atto, ciò che da animalista mi colpisce in questa notizia è il vedere come noi animali-umani (come insegna Danilo Mainardi, non siamo altro che una specie fra le specie) reagiamo in modo diverso ai diversi tipi di carne perché percepiamo in modo differente gli animali da cui essa deriva.

Saremmo inorriditi se nel piatto ci presentassero cani o gatti. Gli inglesi sverrebbero sul posto che ci trovassero un coniglio o, per l’appunto, il cavallo. Nel regno di Elisabetta, l’equino è un pet. Un animale domestico. Come per noi il cane e il gatto.Non si mangia.

Perché colpisce così tanto l’immaginario collettivo il cavallo nelle lasagne e non la mucca, il vitello, il manzo,il pollo, il maiale nel ragù?

I viaggi della morte, verso i macelli europei

I viaggi della morte, verso i macelli europei

Perché il cavallo è sulla faticosa strada di essere prima o poi riconosciuto come animale d’affezione (giacciono da tempo proposte di legge in Parlamento che vanno in questa direzione) e già lo percepiamo più vicino a noi.

Ma pochi ci raccontano la sofferenza delle migliaia di cavalli che arrivano dall’Est, in particolare dalla Romania, per soddisfare un’inutile fame di carne.

Le atroci sofferenze dei cavalli in Romania

Le atroci sofferenze dei cavalli in Romania

Perché abbiamo pesi e misure diverse nei confronti di un gatto e di un maiale? Perché non ci fa inorridire trovarci nel piatto la gallina che fino a qualche giorno prima avevamo chiamato per nome e che razzolava nel nostro orto?

La sociologa e psicologa americana Melanie Joy – autrice di un libro fondamentale per capirci di più, Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche – è esplicita: “In modo inconsapevole abbiamo aderito al carnismo, l’ideologia violenta che ci permette di mangiare la carne solo perché le cose stanno così”.

Siamo vittime inconsapevoli di una «dittatura della consuetudine» e della sua pervasività. Non associamo la mucca che vediamo pascolare in alpeggio alla bistecca che ci arriva in tavola.

Evitiamo di pensare che quel salame era un maiale che, proprio come noi, provava sentimenti e sofferenze.

Rimuoviamo e occultiamo, per prima cosa a noi stessi, l’eccidio di miliardi di animali.

Centoventicinquemila ne vengono uccisi ogni minuto al mondo. Con pratiche in molti casi ancora di massacro. Che trasformano in vittime gli stessi lavoratori, cui viene spesso diagnosticata la sindrome post traumatica da stress. E anche l’ambiente in cui viviamo.

Verso la morte

Verso la morte

Guardiamo negli occhi il nostro cane e ci commuoviamo.

Ma cancelliamo dal cuore l’occhio terrorizzato della mucca che va al macello, il lamento dell’agnello sacrificato alla Pasqua, la sofferenza del pollo imprigionato in gabbie che gli impediscono ogni movimento.

L’urlo disperato del maiale che impreca la grazia con la voce di un bambino.

Cavalli e asini nel piatto, fra frode e violenza

febbraio 13, 2013

La conoscono bene la storia i volontari di Save the Dogs. Perché da dieci anni non si dannano solo per i cani, ma anche per asini e cavalli.

Conoscono bene la Romania. E i viaggi di morte di migliaia di equini non controllati dal punto di vista sanitario che vengono al macello in Italia.

Cavalli in Romania

Cavalli in Romania

“Già, purtroppo conosciamo perfettamente la situazione di asini e cavalli in Romania – spiega la presidente dell’associazione, Sara Turetta – che sfiniti e arrivati a fine carriera vengono venduti a poco prezzo per finire anche sulle tavole italiane”.

Sono forse questi gli animali trasformati in hamburger e lasagne vendute in mezza Europa e contrabbandati per carne bovina.

Asinello in Romania

Asinello in Romania

Dopo lo scandalo di queste etichettature false scoppiato in Gran Bretagna, Francia e in altri paesi nordici, secondo Save the Dogs è  urgente chiarire che cosa contengono davvero gli hamburger e gli altri prodotti a base di carne trita venduti in Italia.

Le autorità britanniche – che hanno imposto a un gigante dei surgelati quale la Findus di ritirare i prodotti – parlano di una frode dietro alla quale potrebbe nascondersi la criminalità organizzata italiana e polacca.

Ma lo scandalo al momento ha appena sfiorato il nostro paese.

Asinello in Romania

Asinello in Romania

L’Italia è  tra i principali importatori di cavalli e asini dalla Romania, il paese da dove sembra provenga la carne equina trovata nei prodotti “incriminati”.

Animali devastati, malnutriti, malati che passano spesso il confine dalla Slovenia o dall’Austria e transitano per il Veneto.

Diretti ai macelli di mezza Italia.

Le foto di questo post sono di Save the Dogs.

 

Big Snow, Nina, Stella, Maggy

febbraio 11, 2013

Eccoci dunque. Come annunciato anche la marca trevigiana è sotto la neve.

Il pioppeto

Il pioppeto

Nina, Stella e Piccola Maggy si adeguano. Anzi, come tutti i cavalli, anche loro vanno pazze per la neve.

E quando sono andata da loro per la cena (stasera tanto più fieno del solito, visto il tempaccio) le ho trovate bagnate fradice, allegre e piene di fame.

Nina mi viene incontro

Nina mi viene incontro

Le piccole si sono messe in capannina a mangiare. Mentre Nina si è fiondata nella mangiatoia esterna ma ben riparata.

Stella e Piccola Maggy

Stella e Piccola Maggy

C’è una bella bora e fa un gran freddo. Ma loro tre neppure se ne accorgono. Buona notte ragazze.

Cavalli nella neve

gennaio 5, 2013

Il Guardian, che firma questa bellissima foto nei dintorni di Aberdeen, nord est della Scozia, nella didascalia è quasi stupito: chiarisce subito che, se questi cavalli hanno una coperta, è perché il freddo lassù al nord sarà uno dei peggiori.

Niente a che vedere con Londra. Men che meno con l’Italia.

Basterebbero qualche grado in più per farli correre liberi e tutti nudi. Perché i cavalli non temono il gelo. Se stanno bene e sono ben nutriti.

In questi giorni di gran freddo, molti amici sono stupiti dal fatto che Nina la bardigiana, con le due pony Stella e Piccola Maggy, se ne stiano tranquille e bighellonare per il campo sia di giorno che di notte.

Nina e Piccola Maggy

Nina e Piccola Maggy

Si stupiscono che non preferiscano stare al riparo in capannina, che non abbiamo una coperta, che non appena la neve scende corrano felici tutte bagnate. E che così le ritrovi la mattina seguente.

In questi anni di vita casalinga con le mie cavalle, ho imparato che soffrono molto di più il caldo che il freddo. Perché il loro pelo cresce e si infittisce ogni giorno che passa. Proteggendole dal gelo.

Nina

Nina

E il fieno che mangiano con tranquillità produce quel calore necessario a scaldarle.

Certo non sono cavalle patite, questo le aiuta. Ma soprattutto sono creature libere di muoversi. Di andare e venire. Libere.

Galoppa nel vento caro Paolo

dicembre 4, 2012

In quanti hanno voluto bene a Paolo Scarpa? Tantissimi a vedere questa mattina la chiesa di Dese così piena e così dolente. Gli appassionati di cavalli sono venuti da tutto il Veneto per l’ultimo saluto.

Paolo Scarpa (ma io lo chiamavo Poppa) era un uomo di cavalli. Quelli di una volta, non per questo migliori o peggiori.

Il mio primo galoppo l’ho fatto con lui e suo fratello Nino. Loro mi hanno insegnato ad amare e rispettare i cavalli.

cavalloLoro e quel mitico padre, che  mi lasciava senza parole in quella foto mentre a cavallo saltava il primo muro di costruzione dell’hotel Excelsior al Lido di Venezia.

Il loro era un maneggio senza pretese, all’inizio dei Murazzi al Lido. Quarant’anni fa non ce n’erano molte di strutture nel Veneto.

Con Nino e Paolo ho fatto le mie prime, sfrenate e irresponsabili, galoppate in riva al mare. In sella a MacKrelly, irlandese dal pazzo carattere, baio scartato dai migliori cavalieri perché aveva la mania di scappare via spesso dalla pazza folla.

E nessuno lo fermava più. Ma con me, che ascoltavo i consigli di Paolo e di suo fratello, era docile e arrendevole. Forse perché lo rispettavo.

Cavallo e pony

Con Paolo, in sella a Tosca, una baia oscura che adoravo, ho passeggiato lungo il sedime dell’autostrada A4 in costruzione. Che vecchia che sono, a pensarci.

Poi lui, con quella Porsche vecchio tipo, verde e rombante, si era trasferito stabilmente a Mestre. Prima vicino a Tessera, poi all’hotel Villa Condulmer di Mogliano Veneto.

Ogni tanto lo andavo a trovare. E rimpiangevo quelle galoppate senza pensieri e senza paura in riva al mare.

Galoppa nel vento caro Paolo.

Fieracavalli, paradiso o inferno?

novembre 13, 2012

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La 114^ edizione di Fieracavalli ha chiuso domenica, con quel maltempo eccezionale, con numeri da capogiro.

fieracavalli-panoramiche-frisone_baudino-ennevi_jpeg.jpgOltre 156 mila visitatori da 75 Paesi (erano 155 mila nel 2011) in quattro giorni, 2.500 cavalli di 60 razze, un intero quartiere fieristico di 350mila metri quadrati, oltre 650 espositori da 25 nazioni, 45 associazioni allevatoriali di cui 10 estere e 180 iniziative tra gare sportive, mostre e spettacoli con record di presenze tra Westernshow e Salone del Cavallo Iberico che diventano le due manifestazioni di riferimento europeo dei rispettivi settori. .

Al di là di tutte le iniziative, va segnalata quest’anno la creazione di una Commissione Etica per il benessere animale, che include un servizio medico-veterinario 24 ore su 24 con una quindicina di professionisti, tre ambulanze veterinarie, due cliniche mobili e il servizio continuato di mascalcia.

Bene. Ma da appassionata e proprietaria di cavalli (quindi non solo come giornalista), credo che si debba e si possa fare di più sul fronte dell’etica.

Al di là dell’intervento dell’eurodeputato Andrea Zanoni (qui sotto il video)
preoccupato sia per la sicurezza che per il benessere del cavallo.

Ogni volta che vado a Fieracavalli vengo trascinata in un vortice di immagini, odori, riflessioni, stupori.

E mi dibatto fra la sensazione di essere nel migliore dei luna park che potrei desiderare e il dolore di riconoscere segnali di sofferenza e paura in cavalli, pony e asini.

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Alcuni mini pony della zona bambini sembravano sotto l’effetto di calmanti, tanto erano immobili, con l’occhio semichiuso e il labbro inferiore quasi penzolanti. Altri avano lo sguardo spaventato.

I cavalloni dei vari padiglioni spero siano stati vaccinati a tutto quel rumore. 

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Si sa che alcuni cavalli-lavoratori (come quelli della polizia per esempio) vengono addestrati e abituati a tutta la confusione possibile. E nella maggior parte dei casi non ne hanno più timore.

Ma molti altri sono abituati a ben altra esistenza che quella di quattro giorni in stand affollatissimi. Forse starebbero meglio tutti in box esterni, lontani da musica e rimbombo.

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Lasciando la Fiera alle spalle, con un respiro di sollievo e tanta eccitazione in corpo, ho pensato due cose:

1. I cavalli degli stands non se la passano bene. Troppi rumori e folla; stessa cosa per i pony e gli asinelli del Salone del bambino. Bisognerebbe pensare soluzioni migliori. Organizzare box solo all’esterno? 

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2. Le associazioni a protezione del cavallo (come Italian Horse Protection) avrebbero diritto a uno spazio migliore. Non a un corridoio.

Se non ci fossero questi volontari, se non ci fosse il loro lavoro e insegnamento, il destino della maggior parte dei cavalli sportivi e da lavoro sarebbe solo il macello.

Invece loro ci hanno insegnato che possono essere amati per sempre.

Sarebbe bello che almeno il Salone dei bambini insegnasse soprattutto rispetto e amore. 

Le foto di questo post sono tratte dalle gallerie fotografiche di Fieracavalli.

A caccia di fieno sul web per salvare i cavallini della Giara

novembre 6, 2012

Le foto scattate in questi giorni non lasciano molti dubbi: i cavallini della Giara, in Sardegna, stanno morendo. Di fame. 

giara-cavallino-mortoS.jpg
Quella poca erba che nei mesi scorsi è comunque cresciuta, oggi non c’è più. Sono mesi che non piove sulla Giara di Gesturi, nella Sardegna del Sud.

I cavallini stanno vagando ormai senza energie sui circa 4 mila ettari dell’altipiano contendendosi quel po’ di cibo che è rimasto con mucche brade, apparentemente senza padroni. 
cavallini_giara1.jpg
Per loro il web si sta mobilitando. Un gruppo su Facebook sta raccogliendo aiuti. Prima di tutto serve fieno. Ma anche avena e medicinali perché molti di loro si stanno ammalando.
Sarebbe bello che dalla Fieracavalli di Verona, che si apre giovedì e che dà sempre tanto spazio alle razze italiane,  venisse un contributo reale per salvare questi cavallini sardi.
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Che non sono pony, ma una razza endemica dell’isola e vivono selvaggi in branchi. Secondo l’ultimo censimento ufficiale sarebbero 600 ma in queste settimane molti stanno morendo.

In questi giorni le prime balle donate dagli allevatori del posto sono state distribuite grazie al lavoro di volontari e una cooperativa che vigila sulla Giara.

La sopravvivenza dei cavallini è legata alla coabitazione forzata con i bovini che sono allevati allo stato brado. 
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Lo scorso agosto con un’ordinanza il comune di Gesturi ha sancito la necessità della cattura delle mucche anche per «fronteggiare lo stato di emergenza sanitaria e di igiene pubblica, a preservare il mantenimento di un livello elevato di tutela della salute animale e umana, e a salvaguardare lo stato di salute e di benessere dei cavallini della Giara».

Servono 150mila euro all’anno per tutelare la specie dei cavallini della Giara.  Gli amministratori hanno chiesto l’intervento della Regione Sardegna e puntano su una Fondazione di tutela da abbinare a un progetto di forestazione, con contributi dell’Ue.

Trebaseleghe: cavalli denutriti e senza acqua

settembre 12, 2012

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Trebaseleghe, pomeriggio di venerdì 7 settembre. La Fiera dei mussi e di tutti i suoi animali impauriti e sfruttati si è conclusa da poche ore. Non c’è quasi più nessuno nel grande piazzale.

Tranne otto cavalli nei loro recinti.

Sotto il sole e nel calore di quella giornata erano lì tutti soli. Senza acqua, rassegnati al loro destino e al tempo stesso inquieti.

Passava di lì Luisa e li ha visti. Si è procurata un secchio, l’ha riempito d’acqua e glielo ha portato. Due di loro, per la sete, hanno cercato di mordersi per conquistarsi un posto in prima fila, davanti al secchio.

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Gli animali erano abbandonati a se stessi, mi racconta Luisa: due erano da tiro e stavano nel primo recinto, da sud verso nord; nel secondo c’erano una fattrice con puledro e poco più in là.… quattro poveri cavalli di cui due (quelli delle foto) pelle e ossa.

Dopo aver abbevverato tutti gli animali Luisa ha segnalato la situazione (che potrebbe configurarsi come maltrattamento) a una pattuglia di vigili urbani che nulla fa e la invita a telefonare alla centrale di Camposampiero il giorno dopo.

Luisa ubbidisce e, su richiesta, scrive pure una breve relazione e consegna la denuncia.
Che chissà dove andrà a finire.

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Ma i veterinari dell’Usl dov’erano? Perché hanno permesso che un gruppo di cavalli restasse lì in piazzasenz’acqua in una giornata con 30 gradi ?

E’ possibile che nel 2012 si facciano entrare nelle fiere degli animali così mal ridotti? Chi ha dato il permesso? Chi ha controllato gli animali?

Il sindaco di Trebaseleghe aveva assicurato le associazioni animaliste che gli animali sarebbero stati  ben custoditi. Se questo è  stato il modo di custodirli, ringraziamo vivamente.

Infine, dove sono ora quei cavalli così denutriti? Chi è il loro proprietario? 

Usl e Comune forse possono rispondere a queste domande e intervenire a tutela di quelle povere creature.

Prima che finiscano al macello.