Archive for marzo 2010

All’oasi di Cervara, passeggiando fra gli aironi

marzo 30, 2010

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La prima volta che mi sono accorta della sua esistenza, passavo di lì per caso. Poche indicazioni. Aspetto dismesso. Luogo di pace. L’ho scoperto giorno dopo giorno e me ne sono innamorata. A pochi chilometri da Treviso, a Santa Cristina (nel comune di Quinto) c’è un’oasi che vale una gita fuori porta nei giorni di Pasqua.

E’ l’Oasi di Cervara. Ospiti d’onore di questo angolo di Sile sono gli aironi.  L’Oasi ospita infatti una delle più importanti garzaie del Veneto, dove sono stati censiti circa 200 nidi di Airone cenerino, Nitticora e Garzetta. A questi si aggiungono presenze occasionali, ma sempre più frequenti, di Aironi guardabuoi e Aironi bianchi maggiori.

Non è difficile incontarli. In fondo l’Oasi non è poi così grande e ci si stupisce quanto abbia conservato tranquillità ed ecosistema pur essendo giusto sotto la rotta degli aerei che atterrano a Treviso.

cicogna1.jpgOltre agli aironi, ben visibili sia in volo che sui nidi, la palude accoglie una ricca comunità di specie, tra cui il Martin pescatore, il Porciglione, l’Usignolo di fiume, il Germano reale e il Cigno reale.  In estate si aggiungono altri ospiti nidificanti, come la Marzaiola, il Tarabusino, il Pendolino, l’Airone rosso, la Cannaiola e il Cannareccione, mentre i rigori dell’inverno invitano a sostare nella palude il Beccaccino, il Cormorano, la Poiana e lo Sparviere. 

Dalla primavera dell’anno scorso è anche la casa di alcune coppie di Cicogna bianca che qui viene a nidificare.

Lungo i sentieri pedonali della Rosta e della Piovega si possono osservare i nidi scavati nei salici e nei pioppi dal Picchio verde e dal Picchio rosso maggiore. Queste cavità vengono riutilizzate per nidificare anche dallo Storno, dalla Cinciallegra e dalla Cinciarella. Le sponde dei canali della Rosta e della Piovega sono il luogo ideale per osservare folaghe, gallinelle d’acqua e tuffetti, mentre sulle radici aeree degli ontani capita di sorprendere l’Arvicola terrestre.

Minni, storia di una gatta, della sua padrona, della loro dermatite e dei Fiori di Bach

marzo 27, 2010

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Minni è la gatta di una mia giovane amica, Tiziana, che vive a Conegliano, che di mestiere fa l’operaia in un’azienda metalmeccanica, ma che si è appena laureata in naturopatia a Padova e spera prima o poi di fare questo lavoro. Sia per noi bipedi che per gli amici pelosi a quattro zampe.

La storia di Minni fa parte della sua bella tesi che spiega come gli animali possano essere curati con le terapie dolci. Non solo. Tiziana si spinge oltre e racconta quanto gli animali possano farsi carico dei nostri problemi di salute.

La storia di Minni è esemplare da questo punto di vista.

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Fin dall’inizio dell’amicizia (Minni è una trovatella) la gatta si è dimostrata subito un’ottima complice: sempre al  fianco di Tiziana, nel senso letterale del termine, ubbidiente, ed intelligente. 

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Una felice vita di coppia che si è un po’ incrinata solo alla nascita dei cuccioli di Minni: la gattina non ha mai digerito di dover dividere le attenzioni con altri suoi simili. Poco importa se fossero suoi figli.

E’ da questo momento che il suo carattere cambia. Un po’ alla volta diventa scontrosa e solitaria. Se da un lato cerca ancora le coccole, dall’altro è un lamento continuo, un miagolio nervoso. Poi comincia a manifestare anche fisicamente il disagio, grattandosi e mordicchiandosi fino a procurarsi delle ferite. Nel giro di pochissimo tempo la dermatite si aggrava, perde molto pelo rendendo indispensabile una visita del veterinario.

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Vengono fatti i test per verificare la presenza di acari o funghi (esito negativo) e viene esclusa anche la causa emotiva. La diagnosi è quindi di una probabile allergia alimentare, con conseguente infezione batterica che aggrava la situazione. Le viene somministrata una terapia a base di antibiotici, per fermare l’infezione. Un po’ alla volta viene cambiata e migliorata l’alimentazione.

La terapia antibiotica fa il suo effetto, e in poco tempo la dermatite scompare. Ma questo stato di salute non dura a lungo: la dermatite ricompare, nonostante l’alimentazione sia sempre controllata.
Questo fa pensare che gli alimenti non siano la causa, ma solo un aggravante in un organismo già duramente provato.

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“Sembrerà fin troppo scontato”, spiega Tiziana, “ma questa è la stessa modalità di sfogo usata anche dal mio organismo, quando si trova in situazioni di sovraccarico tossinico, emotivo o alimentare che sia. In me quanto in lei è ben evidente il miasma psorico. Tutto ciò mi ha incuriosito e ho cominciato ad osservarla con attenzione, annotando i sintomi di entrambe. E la sorpresa è stata notevole: non solo manifestavamo gli stessi sintomi, ma ogni sua “crisi” precedeva la mia di circa 15 giorni”.

La differenza è che gli episodi di dermatite di Tiziana, un tempo molto gravi, migliorano visibilmente. Comincia quindi a insinuarsi il pensiero che le due cose siano collegate e che Minnii in qualche modo si stia facendo carico degli squilibri della sua padrona.

“Ho deciso di intervenire”, dice Tiziana, “prima che si rendesse necessari altri antibiotici,  e ho provato a mettere in pratica ciò che avevo imparato con i miei studi. L’aiuto iniziale mi è stato dato dai Fiori di Bach, con i quali siamo riuscite a ritrovare l’armonia fra noi, e per lei il sollievo dal dolore, anche fisico:

Holly, per la rabbia e la gelosia che dimostrava nei miei confronti;

Star of Bethlehm, per superare il trauma che l’arrivo in casa dei suoi cuccioli ha comportato;

Chicory, per i tanti modi con cui cercava di mettersi al centro della scena.

Crab Apple, per l’incessante grattarsi e leccarsi.

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I Fiori vengono aggiunti all’acqua della ciotola e direttamente in bocca, sulla testa, o sulla zone in cui è presente la dermatite. Il miglioramento è veloce e sembra che non ci sia bisogno di altri interventi. Minni diventa molto più serena e giocherellona, dimostrando di nuovo di apprezzare la compagnia di Tiziana e dei cuccioli.

La dermatite però non scompare completamente e a un certo punto peggiora.


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“Ritenevo che il rimedio più adatto per modulare l’infiammazione fosse il Ribes Nigrum, ma non conoscevo le dosi e le modalità adeguate ad un gatto. Per non rischiare, la veterinaria mi ha consigliato il Ribes Pet, un preparato in pasta a base proprio di questa splendida pianta; e in seguito, una terapia di mantenimento con Omega Pet, il prodotto complementare a base di acidi grassi e vitamina E. 

La terapia antibiotica viene fatta con Argento Colloidale, che si è rivela utilissimo per la guarigione della pelle, aggiunto all’acqua della ciotola e spruzzato direttamente sul pelo e in bocca.

Inoltre, Minni apprezza alcune sedute di Cromoterapia, con diffusione di colore Blu.

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Con questi semplici interventi Minni migliora, ma la dermatite continua ad andare e venire, seppure in forma leggera.

“Ho deciso allora di fare un ulteriore tentativo: entrambe avevamo una forma leggera di dermatite sempre presente e se io non avvertivo più dolore da tempo, lei invece continuava ad esserne infastidita. 
Le varie terapie provate sembravano non darle mai una guarigione completa. Così ho provato a curare me stessa, curiosa di scoprire se in questo modo anche in lei qualcosa poteva cambiare.

Per circa un mese ho assunto il Cynadren, preparato a base di Carciofo, Tarassaco, Bardana, Fumaria, e Cascara, 50-60 gocce al giorno. Questo integratore, che favorisce l’ attività depurativa generale dell’organismo, si è rivelato molto utile: dopo sole due settimane non c’erano più rossore né prurito.

In entrambe

Attualmente sembra che, per lei quanto per me, si sia raggiunto un buon stato generale di salute. Questa non può certo essere la dimostrazione scientifica delle conseguenze di questo tipo terapia.
Ma noi oggi stiamo bene. Non sarà scienza. ma questa è la nostra 

esperienza concreta di guarigione”.

Tiziana, naturopata per animali

marzo 24, 2010

“C’è un filo invisibile che ci lega agli animali che ci vivono accanto: io lo conosco.C’è un filo invisibile che si crea solo quando fra un uomo e il suo animale, vive un rapporto speciale, d’affetto e simbiosi. Allora i due organismi diventano come uno solo, e sono uno il prolungamento dell’altro.

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Due entità biochimiche separate, si uniscono su un piano non fisico e divengono
un unico solo Essere. Ed è proprio questo filo invisibile, di cui ho sempre avvertito la presenza, ad avermi incuriosito e ad avermi condizionato nei momenti in cui ho scelto da che parte indirizzare la mia vita”.

Da oggi la mia amica Tiziana, che vive a Conegliano e che studia a Padova, è una naturopata. Lo è in un modo speciale, perché la sua è una naturopatia per gli animali. Questo è stato il tema della sua tesi.
Ma la sua ricerca – sostenuta da alcuni casi concreti di cui scriverò – è andata oltre. 

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Tiziana si è chiesta quanto lo stato di salute dei nostri cani, gatti, cavalli, può essere influenzato dalle nostre emozioni, dai nostri dolori, dalle nostre malattie. Si è chiesta quanto sentano il nostro stato di malessere, e in che modo lo influenzano. E quanto assorbono di quello che noi sentiamo.

“Spesso”, mi ha spiegato, “si osservano umani, con i loro animali, presentare gli stessi sintomi”. 
Così Tiziana si è chiesta: scegliamo i nostri animali perché sentiamo che ci assomigliano nelle predisposizioni alla malattia. O col tempo finiscono per assorbire i nostri squilibri?
 
E in che modo poi sono in grado di guarirci?

Max, storia a lieto fine di una tortura

marzo 23, 2010

zoe.jpgMax è un gatto meticcio che vive in una colonia vicino al campo sportivo di Roveredo in Piano, un tranquillo paese in provincia di Pordenone. Pochi giorni fa Max ha rischiato di morire perché qualcuno gli aveva stretto un fil di ferro attorno alla parte posteriore del corpo.

Miagolava di dolore Max. Per giorni si è trascinato con il fil di ferro che gli penetrava nelle carni. E si nascondeva convinto che  la sua ora fosse ormai giunta. Ma Max è un gatto fortunato perché le gattare di Roveredo se ne sono accorte in tempo, lo hanno soccorso, salvato e sporto denuncia (con oltre 50 firme indignate) contro ignoti. Ora si è rimesso e ha trovato una casa amica che lo ha accolto. E che lo proteggerà.

4479_maltrattamenti.jpgLe torture e la violenza contro gli animali sono purtroppo fenomeni molto diffusi. Ovunque. Nonostante la legge 189 del 2004 sia severa e riconosca il maltrattamento degli animali come reato. Quando non si bastona a morte, quando non si impongono collari elettrici, si ricorre ai bocconi avvelenati. Così è morto Jago.Si avvelenano e si torturano i cani perché abbaiano, perché danno fastidio, perché il loro padrone ha fatto uno sgarbo. Oppure perché impediscono un furto.

A fine febbraio, nel trevigiano, sono stati avvelenati dei cani a Giavera del Montello (in Viale Europa) e a Mogliano (in via Roette a Zerman). Qui sono morti Mozart e Kelly, un batuffolo color miele con gli occhi verdi e una bastardina simpatica e affettuosa. 

Una macchina per gli abbracci

marzo 20, 2010
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I delfini non sono proprio dei bonaccioni. Da giovani si avventurano in branco a caccia di delfine e con loro non sono affatto teneri. I galli, “grazie” alla capacità umana che li ha selezionati oltre il limite della ragione ai fini di una produzione sempre più massiccia di carne di pollo, possono trasformarsi in stupratori assassini e mettere ko interi allevamenti sterminando ogni gallina sulla piazza. 

Copertina_MacchinaAbbracci.jpgGli uccelli, nonostante il loro cervello sia di dimensioni davvero contenute, sanno essere molto intelligenti, mentre i cavalli, prede per eccellenza, non vi faranno mai capire quanto soffrono perché in questo modo si farebbero scoprire troppo vulnerabili e quindi facili prede. Per non parlare delle strane paure delle mucche…

E’ il mondo degli animali, visto con gli occhi di una grande studiosa, quello che va in scena nel libro La macchina degli abbracci di Temple Grandin, uscito nel 2007 da Adelphi. La storia di Grandin, che la maggior parte degli italiani ignora, è appena diventata un film, uscito lo scorso febbraio negli States.


Questo libro mi ha stupito e al tempo stesso affascinato. Non conoscevo Grandin. Non mi ero mai avventurata nel mondo dell’autismo. E questo suo lavoro è stata una gran bella scoperta, soprattutto per coloro che come me amano e vivono con gli animali. Oltre quattrocento pagine che ti rotolano addosso, con riferimenti psicologici e scientifici messi a punto con grande sapienza e semplicità divulgativa. In primo piano soprattutto il comportamento delle mucche e dei cani. Ma grazie alla studiosa scopriamo anche il mondo dei pesci e quello degli uccelli.

Sono gli animali guardati con lo sguardo attento di una donna autistica i protagonisti di questo libro. Lei che a diciotto anni si è costruita una macchina per gli abbracci. Aveva visto che le mucche diventavano mansuete dentro la gabbia di contenimento usata dal veterinario per visitarle e aveva intuito che uno strumento simile avrebbe potuto calmare anche lei. Così, con due assi di compensato che si stringevano dolcemente ai lati di una panca, realizzò lo strano congegno. Che funzionò a meraviglia.

maiali.jpgE Temple, giovane autistica con molti problemi di relazione, capì di avere una speciale affinità con gli animali. E capì che per essere felice avrebbe dovuto studiarli e stare con loro il più possibile. Quel che non sapeva è che varie altre – e non meno spiazzanti – scoperte avrebbero fatto di lei uno dei più famosi esperti al mondo del comportamento animale. E’ stato ed è ancora il suo riscatto.

Ma che cosa hanno allora in comune gli individui autistici e gli animali? Rispondono agli stimoli esterni in modo diverso dalla norma, e tuttavia secondo regole precise, con un linguaggio interiore coerente e un’attenzione concentrata su particolari visivi, uditivi e tattili che a noi sfuggono del tutto.

Per Temple, incapace di capire i rituali della socialità, un abbraccio non è, ad esempio, che un sovraccarico sensoriale di impulsi contraddittori. Ecco perché deve rifugiarsi dentro una macchina, se vuole provare senza complicazioni quel piacere.

Oserei dire che, fortunatamente, non serve essere autistici per capire gli animali. Basterebbe guardarli per quello che sono, esseri viventi e pensanti. Che gioiscono e che soffrono, sia dal punto di vista fisico che da quello psicologico. Basterebbe accoglierli come compagni di strada, piuttosto che “accessori” alla nostra vita. Una bella scommessa e un’occasione di crescita per noi umani

Perché capire il linguaggio degli animali non è solo un’avventura intellettuale, ma anche un modo concreto per imparare a comunicare con loro: grazie a questa donna autistica e al suo affascinante mondo interiore, oggi siamo in grado di farlo un po’ meglio.

Noi e i nostri animali: seminario a Tribano il 20 e 21 marzo

marzo 18, 2010

Siamo in molti ormai ad aver voglia di capirci di più sulla relazione che abbiamo con i nostri cani, gatti, cavalli…

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Ci facciamo tante domande anche rispetto al loro benessere. Che senso hanno le vaccinazioni? E’ meglio usare un antibiotico o un rimedio omeopatico? I fiori di Bach funzionano anche sugli animali? Come mai io e il mio cane ci assomigliamo cosi tanto? Perché spesso abbiamo le stesse malattie?

Poiché il cane e il gatto sono sempre di più veri e propri componenti della nostra famiglia, sia pur pelosi e a quattro zampe, c’è  la necessità interiore di porci davanti a questa nuova sfida con parametri e strumenti nuovi.

E’ questo l’obiettivo del seminario che l’ associazione padovana Gaia ci chiama promuove per sabato 20 e domenica 21 marzo a Tribano, nel padovano, in via delle Talpe 17.
A condurre questo seminario di primo livello sarà il veterinario triestino Stefano Cattinelli.

Per info e adesioni: 
Erica 333 6461726 / 0499535042

Ma voi davvero ve la mangereste?

marzo 17, 2010

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Si chiama Margherita, ha 15 anni, è irlandese d’origine e di razza, vicentina di nascita. E’ mia amica. Davvero voi ve la mangereste?

Al di là del progetto di legge che potrebbe un giorno vietare il consumo di carne di cavallo nel nostro Paese, è ormai certo chetutti noi –  vegetariani o no – dovremo presto deciderci a mangiare meno carne, o a non mangiarla affatto. Non solo di cavallo. Ma anche di manzo, vitello, maiale. Per una questione di sostenibilità.

L’Italia presto dovrebbe adottare un programma nazionale per la riduzione dell’impronta di carbonio nel sistema agro-alimentare italiano.

Lo ha annunciato la settimana scorsa il direttore generale dell’Ambiente, Corrado Clini (un tecnico originario di Mirano in trasferta romana ormai da molti anni), nel corso della V Conferenza ministeriale ambiente e salute che si è tenuta aParma.

Secondo i dati citati da Clini – e noti da un decennio a livello internazionale: ricordate Jeremy Rifkin e il suo Ecocidio? –  un chilo di carne sarebbe responsabile dell’equivalente quantità di Co2 emessa da un’auto europea di media grandezza ogni 250 chilometri e brucerebbe l’energia necessaria ad illuminare una lampadina da 100 watt per 20 giorni.

Il ciclo di produzione di tutte le carni per alimentazione umana, conferma Clini, è responsabile di almeno l’80% delle emissioni dell’agricoltura (il settore agricolo in totale è responsabile di almeno il 22% di tutte le emissioni di gas serra prodotti dalle attività umane). Ciò significa che una persona che vive 70 anni da vegetariana eviterà di produrre oltre 100 tonnellate di anidride carbonica equivalente.

Quindi, sostiene Clini, un cambiamento nei modelli di consumo è necessario per costruire una società sostenibile e a basso contenito di carbonio. Da qui l’adozione di programma nazionale contro l’impatto alimentare da parte del Comitato nazionale del Cipe. Vedremo.

Per Jago, ucciso da un boccone avvelenato

marzo 15, 2010

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Jago era un Golden Retriever di rara bellezza e bontà. Aveva tre anni ed era una forza della natura. Aveva il pelo lucido e lungo. Viveva con il suo padrone e mio amico Valerio (sono sue le immagini di questo post) in riva al fiume Oglio, al confine fra le province di Brescia e Cremona.

Jago_gattina.jpgIn tre anni Jago era diventato esperto di un sacco di cose. Andava in canoa, con tanto di salvagente annesso, su e giù per le sponde del lago d’Iseo o lungo l’Oglio. Scalava le montagne di neve sul monte Guglielmo. Giocava con attenzione con tutti i gattini che incrociava, nella sua cascina di Monticelli. Dormiva sempre fuori casa, in una cuccia sovradimensionata, quasi un castello, perché era stata di Olmo, enorme San Bernardo.

jago_canoa.jpgAnche quando andava in gita – sui monti a far sci d’alpinismo, sul lago o in mare con la canoa – aveva la sua cuccia separata da quella di Valerio: una piccola tenda che comunque sia aveva imparato a conoscere come casa di vacanza.

Quasi un anno fa Jago è stato ucciso da un boccone avvelenato, trovato poco lontano da casa, mentre era andato a far legna con Valerio. E’ stata una morte spaventosa. Che si è consumata nel giro di un quarto d’ora. Che non ha rispettato la corsa di Valerio dal veterinario. Le sue lacrime. La bava alla bocca di Jago. I rantoli. La sua disperata voglia e forza di vivere. La dignità di una sofferenza. No.

La morte se l’è portato via. Nello stesso modo in cui ogni giorno fa con migliaia di cani e animali selvatici: con il veleno. 

Nonostante la preparazione e l’utilizzo di questi bocconi sia vietata.  Nonostante l’Ordinanza,  del gennaio 2009,varata dalla sottosegretaria alla salute, Francesca Martini, cui va dato atto – indipendentemente da quale parte si stia politicamente – di muoversi sempre dalla parte degli animali.

jago_montisola.jpgA Verona, come in tante altre città d’Italia, c’è un coordinamento di associazioni e proprietari di cani che lotta contro questa barbarie. Che promuove petizioni, che dà conto, giorno dopo giorno, della carneficina che si consuma in quella provincia e in tutto il Veneto.

Ritratto di un’artista da gatta

marzo 12, 2010

Lei è Doris Lessing, premio Nobel per le letteratura. Loro sono Minnie, Rufus, Principe Charlie, Generale Nasorosa Terzo. O più semplicemente gatta grigia, gatta nera, gatto rosso, gatto abbandonato.E’ stata una bella scoperta questa Lessing appassionata di gatti.

gattiLessing.jpgPagina dopo pagina, nel suo “Gatti molto speciali” del 1967 e in Italia ripubblicato da Feltrinelli due anni fa, la scrittrice ti conduce in un suo mondo popolato di felini.

Sono i gatti che ne hanno accompagnato i primi anni di vita in Persia. Poi quelli in  Africa, domestici ma soprattutto selvatici. E sempre loro si ritrovano a Londra. Gatti di casa, ben pasciuti e un po’ dispotici nei confronti della nobile padrona. Gatti trovatelli, che Lessing cura e segue senza sosta e con molta apprensione. Gatti che, comunque sia, ispirano sentimenti profondi e altrettante riflessioni sul mondo degli animali e anche sugli umani.

Di tutti questi bei pelosi la scrittrice descrive gusti e carattere. Narra storie tenere e commuoventi. Osserva il mondo dei felini con la stessa lucidità ed empatia che permane ogni sua opera.

Insomma, un libro da non perdere se amate i gatti.

E’ il momento di aprire le gabbie: 13 e 14 marzo

marzo 10, 2010
Nel mio percorso ad ostacoli verso l’essere vegetariana, la scelta delle uova è stata una delle prime tappe.
Da tempo ormai compro solo uova di galline allevate a terra. Sul campo. Mi succede raramente acquistare uova perché la vita in campagna non ti darà teatro sotto casa ma tante uova sì. Dai vicini se, come me, non arrivi al punto di farti un pollaio.

Le mamme delle mie uova sono galline che razzolano, abbastanza serene sembra.
Ma la maggior parte delle altre sono condannate a una vita di inferno e di dolore

Sono 400 milioni le galline in Europa in queste tristi condizioni. Oltre 50 milioni solo in Italia. Il 90% di loro – e sono galline ovaiole – vive in gabbie di batteria. L’allevamento in batteria è un sistema intensivo dove milioni di galline sopravvivono recluse in uno spazio più piccolo di un foglio di carta. Lo si vede fin troppo chiaramente in questo video.

Il sistema di allevamento prevede ventilazione e luce forzata per aumentare la produzione di uova. Una tortura per gli animali, privati dei loro bisogni elementari: muoversi, razzolare, covare, fare bagni di terra.

I danni alla salute sono innumerevoli, dall’osteoporosi alla frattura delle ossa. Ciò che è peggio sono i danni psicologici. In queste condizioni le galline impazziscono letteralmente, tanto da diventare cannibali. Per questo subiscono la mutilazione del becco.

Le alternative all’allevamento in batteria esistono già: c’è l’allevamento all’aperto e biologico dove le galline dispongono di un’area coperta e possono accedere all’esterno attraverso appositi varchi, potendo così respirare aria fresca, godere della luce solare, razzolare e fare bagni di terra in un ambiente più consono alle loro esigenze.

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C’è l’allevamento a terra, dove gli animali sono chiusi in grandi capannoni attrezzati con abbeveratoi,mangiatoie, nidi per la deposizione delle uova e talvolta trespoli. Hanno a disposizione per muoversi tutto o ampie aree del capannone.

Dal 1° gennaio 2012, secondo una direttiva europea, sarà vietato l’allevamento delle galline nelle gabbie di batteria. La scadenza, tuttavia, rischia di essere rinviata.

La Lega antivivisezione da tempo si batte per aprire le gabbie. Lo farà anche il 13 e 14 marzo prossimi (anche in Veneto)  per sensibilizzare le persone e chiedere aiuto. Vi proporrà di firmare una petizione e di acquistare un uovo di cioccolato, equo e solidale. 

Ecco dove potrai “aprire le gabbie” in Veneto

Belluno
sabato 13 e sabato 20 marzo ore 9.30/18.00 – Piazza Martiri
Telefono: 329/0439861 – lav.belluno@alice.it

Feltre (BL)
sabato 27 marzo ore 9.30/13.00 – Largo Castaldi
Telefono: 329/0439861 – lav.belluno@alice.it

19217_1.gifPadova
sabato 13 e domenica 14 marzo ore 10.00/19.00-Via Roma
domenica 21 marzo ore 10.00/19.00- Via San Canziano
sabato 27 e domenica 28 marzo ore 10.00/19.00 -Piazza della Frutta di fronte bar Margherita
Telefono: 320/7598238 – 320/4077439 – lav.padova@lav.it

Piove di Sacco (PD)
sabato 20 e sabato 27 marzo ore 9.00/13.00-Piazza Incoronata
Telefono: 320/7598238 – 320/4077439- lav.padova@lav.it

Rovigo
sabato 13 e domenica 14 marzo ore 10.30/12.30-16.30/20.00-Piazza Vittorio Emanuele II
Telefono: 329/7934814- lav.rovigo@lav.it

Treviso
sabato 13 marzo ore 10.30/18.30 – presso sede LAV Via isonzo 10
domenica 14 e domenica 20 marzo ore 10.30/18.30- portici ex sede Provincia
Telefono: 348/0408469- lavtreviso@email.it

Castelfranco Veneto (TV)
sabato 13 e domenica 14 marzo ore 15.00/19.30- Piazza Giorgione
Telefono: 348/0407684- lav.bassanodelgrappa@lav.it

Venezia
piazza in attesa di conferma
Telefono: 348/0407952- Fax: lavmestre@libero.it

Mestre (VE)
piazza in attesa di conferma
Telefono: 348/0407952- lavmestre@lav.it

Verona
sabato 13 e domenica 14 marzo ore 10.00/19.30- Piazza Bra
sabato 20 e domenica 21 marzo ore 10.00/19.30- Via Roma
Telefono: 320/4795558 – 045/569180- lav.verona@lav.it

Casaleone (VR)
domenica 14 marzo ore 9.00/12.00- Piazzale antistante chiesa
Telefono: 338/8741264- martifio@libero.it

Legnago (VR)
sabato 13 marzo ore 9.30/12.30-15.30/19.00- Piazza Garibaldi
Telefono: 338/8741264- martifio@libero.it

Venera (VR)
domenica 14 marzo ore 9.00/12.00- Piazzale antistante chiesa
Telefono: 338/8741264- martifio@libero.it

Vicenza
sabato 13 marzo ore 10.30/19.00- Piazza Garibaldi (Piazza Poste)
Telefono: 348/0408396- lav.vicenza@lav.it

Bassano del Grappa (VI)
sabato 13 marzo ore 15.00/19.00- Piazza Garibaldi (parte lastricata centrale)
domenica 14 marzo ore 10.00/19.00- Via J. Da Ponte lato nord
sabato 20 marzo ore 15.00/19.00- Piazza Libertà (parte lastricata centrale)
Telefono: 348/0407684- lav.bassanodelgrappa@lav.it

Schio (VI)
domenica 14 marzo ore 15.00/19.00- Piazzetta garibaldi
Telefono: 348/0408396- lav.vicenza@lav.it