Archive for the ‘delfini’ Category

Delfini, acquari e Gardaland

luglio 2, 2010
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Il delfinario di Gardaland forse chiuderà. Prima o poi. Forse. Non si sa. Questione di etica e di immagine spiega il direttore al Corriere del Veneto. I delfini saranno sloggiati (dove andranno?) tanto sono in affitto (?!) da una multinazionale. Non sono mica di proprietà,sono solo in carico al Parco divertimento del Veronese.



La Lav, Lega antivivisezione che da anni si batte per la chiusura dei delfinari
, chiede al Ministero dell’Ambiente di operare affinché sia impedita qualsiasi ulteriore acquisizione di delfini da parte di delfinari, acquari o parchi marini già esistenti e, considerando l’impossibilità di procedere a programmi di ripopolamento attraverso esemplari di delfini nati in cattività, che venga negata l’autorizzazione alla costruzione di nuovi delfinari.

Che i delfini si debbano a pieno titolo considerare animali in gabbia, privati della libertà, lo dicono le continue morti e le vasche in cui sono costretti a vivere: 400 mq. per 5 esemplari (ciascuno da 4 metri e dal peso di 250 kg, con velocità – in acqua! – di 30 km all’ora) , 4,5 metri di profondità (per individui che si immergono da 30 a 200 metri)

Se vi sembrano allegri, vi sbagliate. La loro, durante e dopo la cattura, è una vita d’inferno. Ricordate il docufilm The Cove che ha vinto l’Oscar 2010? 

L’allegria che sembra manifestarsi sempre nell’espressione di questi mammiferi è solo apparente perché i delfini sono sprovvisti di muscoli facciali complessi.

Sembrano allegri anche quando viene loro ridotta o annullata la razione di cibo se non eseguono un esercizio

Sembrano allegri quando vengono isolati, stressati, umiliati nella loro natura repressa di fronte a migliaia di spettatori paganti
 
Sembrano allegri anche dopo la morte.

Un Oscar ai delfini massacrati

marzo 8, 2010

Lui, Richard ‘O Barry, faceva l’addestratore di delfini nei migliori parchi acquatici del mondo. E’ lui il “papà” cinematografico di quel Flipper che la mia generazione ha tanto amato. Lei era una giovane delfina. Si chiamava Cathy. Lui non si era mai chiesto come si sentissero Cathy e le sue compagne chiuse in una piscina e costrette a una vita che non avrebbe mai potuto essere la loro. Ma un giorno Cathy si suicidò davanti agli occhi di O’Barry. E lui finalmente capì.

Inizia qui il cammino di un’espiazione esistenziale che arriva fino alla notte degli Oscar e a The Cove, che ha vinto nella sezione Documentari e che denuncia la mattanza dei cetacei in Giappone.

The Cove è stato presentato lo scorso ottobre al Festival del Cinema diRoma. Avvincente, commovente, purtroppo illuminante e spietato nel raccontare la stupidità e la cattiveria umana, ha già incassato il premio del pubblico al Sundance Film Festival.

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Prodotto dalla Oceanic Preservation Society,un’organizzazione no-profit che si batte per preservare e migliorare le condizioni degli oceani, The Cove accusa la stretta alleanza tra l’industria dei parchi acquatici e le comunità di pescatori in Giappone dove ogni anno vengono uccisi 20.000 delfini. I più sfortunati finiscono sulle tavole di mezzo mondo. I sopravvissuti vengono catturati e spediti nei parchi acquatici. Il compenso può arrivare a 100mila dollari per ogni animale. 

Le scene di The Cove sono state “rubate” alla realtà. Il regista ha infatti piazzato telecamere subacque  sul fondo dell’insenatura che hanno ripreso un’ora e mezza di immagini cruente. Ma l’impegno di O’Barry non si ferma al film. E’ in atto una campagna mondiale contro la mattanza dei cetacei.