Archive for the ‘Lipu’ Category

Vigonza, i Gheppi impallinati

ottobre 11, 2010

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Non voglio essere noiosa, ma avverto i naviganti che fino alla fine della stagione venatoria, questo blog darà conto di quanto sta succedendo là fuori.


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Oggi parliamo di un Gheppio che il veterinario della Lipu padovana ha soccorso qualche giorno fa. Il dottor  Ferdinando Zanin, nel cuore della notte, ha ricevuto una telefonata che segnalava un rapace che zampettava in mezzo la strada a Vigonza.

logo_lipu.gifDopo essere stato soccorso e dopo aver fatto le radiografie, il veterinario ha riscontrato nel petto del gheppio (maschio) un pallino piuttosto grosso: era questo che lo rendeva incapace di volare per via di una lesione della muscolatura pettorale e la perforazione di un sacco aereo.  Non è stato possibile rimuovere al momento il pallino.

Sorte peggiore ha avuto uno sparviere femmina, recuperato a Polverara, con una frattura all’ulna sinistra e con resti di pallini nella zampa sinistra: è morta dopo uno stato di forte debilitazione.

Un altro Gheppio è stato recuperato sabato. Anche lui ferito e pieno di pallini. Le radiografie non mentono.

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Fra Piave e colline: appuntamento con la Lipu domenica 26 settembre

settembre 26, 2010

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Nell´ambito delle giornate provinciali dell´ambiente svolte in contemporanea in molti comuni del trevigiano, a Pederobba la Lipu Pedemontana Trevigiana, domenica 26 settembre organizza due escursioni guidate alle 10.00 e alle 14.00.

Si inizierá con la visita al Centro di Educazione Ambientale (CEA) Lipu dove si possono cogliere le particolarità dell’area Rete Natura 2000. Poi si proseguirá dal CEA lungo il sentiero Lipu La città degli Aironi in un percorso ad anello di 6 km tra il fiume Piave e le Fontane di S. Giacomo, un’area ricca di biodiversità con oltre 120 specie censite.

Al ritorno di ogni escursione si apprezzare momenti di convivialità e socialità gustando gratuitamente pasta e fagioli,formaggi di Malga del M. Grappa (ZPS) accompagnati da altri prodotti locali IGP e dell’ottimo vino biologico a conclusione proiezione di un filmato dell´aerea naturalistica.

Le civette di Cava Bomba

agosto 25, 2010

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C’è un piccolo rifugio per rapaci in difficoltà nel cuore del parco dei Colli Euganei. E’ poco lontano dal Museo paleontologico a Cava Bomba.

Qui i volontari della Lipu padovana, in prima fila Giulio Piras e la moglie Carlotta, ospitano civette e poiane trovate ancora piccole e incapaci quindi di badare a se stesse.
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Nelle grandi voliere Giulio e Carlotta le hanno cibate e aiutate a crescere. Hanno atteso che si irrobustissero abbastanza per essere in grado di volare e sopravvivere nel mondo.
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Nelle passate settimane, il momento tanto atteso è finalmente giunto. Le civette e le poiane di Cava Bomba sono tornate in libertà. Altre arriveranno. Altre saranno curate. E ancora liberate.

Il volo del Pellegrino sui Colli Euganei

agosto 20, 2010

Falco pellegrino3_sito.jpgTeolo (Padova) – Ogni castello ha la sua leggenda. C’è sempre una bella dama rinchiusa e un nobile giovane che cerca disperatamente di liberarla. Succede così anche al Castello di Speronella, eretto nel X secolo e mai espugnato.

Un maniero avvolto dal mistero che oggi, ridotto a poche leggendarie pietre, guarda la pianura dall’alto dell’unica parete naturale dei Colli Euganei, Rocca Pendice. Palestra di roccia molto amata dai giovani alpinisti di tutto il Veneto, dagli hobbisti dell’arrampicata, dall’escursionista domenicale. 

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E dal Falco Pellegrino che qui sui Colli è tornato e che sulle rocce scoscese ama farsi il nido, covare, allevare i piccoli, istruirli nelle picchiate, andare e tornare. Fedele alla dimora prescelta.

Fa così il falco anche sulla cupola della Basilica di Sant’Antonio dove è arrivato qualche mese fa. E pure sui tetti delle chiese padovane del Carmine e di Santa Giustina. Almeno quattro sono infatti le coppie che nel giro di un paio d’anni hanno preso casa nel bel mezzo della città. Tutte provenienti dalla giovane colonia degli Euganei.

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Eppure, qui sui colli, la presenza del falco pellegrino non è mai stata assidua. Non ne parla più di tanto neppure Ettore Arrigoni Degli Oddi, grande ornitologo padovano di fine Ottocento cui non sfuggiva alcun volatile, sia di passo che stanziale. Ma ora il rapace è tornato e cerca in tutti i modi di stabilizzarsi.

E’ per questa ragione che anche quest’anno il Parco dei Colli Euganei ha vietato l’arrampicata su Rocca Pendice nel periodo della nidificazione, da marzo a giugno. “Ma non è stato sufficiente”, spiega Giulio Piras della Lipu padovana mentre siamo ai piedi della parete a caccia col binocolo della coppia di falchi che qui ha il nido.

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“Quest’anno non è nato neppure un piccolo. Strano perché dagli altri nidi, nascosti in alcune delle cave di trachite dei colli, sono volati via almeno sei giovani falchi. Mentre qui sulla Rocca, anche quest’anno è andata a vuoto”.

La ragione? Secondo la Lipu va cercata sia in un tardivo divieto di arrampicata che, forse, in un continuo disturbo da parte di coloro che l’hanno trasgredito. O forse anche per mano di altri che hanno voluto deliberatamente mandare a monte la nascita dei pulli.

Quello che il falco non sa, è che in ballo c’è il futuro della Rocca. Grazie a un finanziamento europeo, il Parco Colli l’ha appena acquistata dalla famiglia Scalabrin e ha commissionato all’Università di Padova un progetto per rilanciarla. Un compromesso, quindi, va necessariamente trovato fra sportivi, turisti e protezionisti. Ma a che prezzo?

La presidente del Parco, Chiara Matteazzi, lo scorso giugno in occasione dell’annuncio dell’acquisto della Rocca, ha promesso che la gestione dell’ambìto luogo sarà coordinata in collaborazione con Cai e Lipu. Gli ambientalisti lo sperano perché il falco ha bisogno di starsene tranquillo mentre cova. Pena l’abbandono del nido. E magari anche dei Colli.

Nel 2001 e nel 2002 le covate, guardate a vista da Silvio Basso, ex cacciatore e storico volontario della Lipu padovana, si sono concluse in felici nascite. Nel 2003 e 2004 la cova è invece fallita mentre l’anno successivo, grazie alla chiusura della Rocca per tutto l’anno – chiesta dalla Lipu sia al ministero dell’Ambiente che alla Commissione europea – quattro nidiate sono andate a buon fine.

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“Ora siamo al punto di prima”, aggiunge Giulio, “l’unica strada per proteggere i falchi è quella che l’Ente Parco definisca una volta per tutte un regolamento che vieti l’arrampicata dalla stagione degli amori, fra gennaio e febbraio, e il volo dei piccoli, a metà giugno. L’ha fatto, senza essere un parco, perfino il Comune di Lumignano, sui Berici, dove il falco è tornato a volare. E i risultati si vedono”.

Lungo il Sile, con le cicogne

agosto 14, 2010

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Sant’Elena di Silea (Treviso) – Ogni viaggio è soprattutto un ritorno. Ne sa qualcosa Rodan, il maschio di una coppia di cicogne che per tornare dalla sua Malena percorre ogni anno tredicimila chilometri. Dal Sudafrica al villaggio di Brodski Varos, in Croazia. Tanto innamorato da volare su quello spazio senza fine ormai da cinque anni per ricongiungersi alla compagna che a causa di una vecchia frattura non riesce più a migrare.

Le cicogne vanno e ritornano. Ai loro grandi nidi. Che ogni anno diventano sempre più enormi. All’inizio dell’avventura amorosa pesano una ventina di chili e poi finiscono per arrivare anche a trecento. Come quello che guarda il Sile dall’alto del poderoso camino di casa Menuzzo, a Sant’Elena di Silea.

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Anche in questo microcosmo, in questo angolo del Parco, da qualche anno le cicogne vanno e tornano. Alcune restano perché, come Malena, non possono più volare. E allora i volontari della Lipu le ospitano in grandi voliere, con grandi nidi sui trespoli. Le cibano e le curano ogni santo giorno che Dio manda in terra. Altre si spostano di poco.

Hanno fatto casa su un traliccio della luce a Cendon. A Casale. Fino a Santa Cristina dove, all’ Oasi di Cervara, hanno trovato un’altra dimora ideale per metter su famiglia: due coppie, reintrodotte l’anno scorso con un progetto di Cassa Marca, ad aprile hanno dato alla luce tre piccoli. Di altre, invece, si perdono le tracce.
 
CentrocOCOGNE.gifMa se volete capire davvero chi sono questi uccelli che abitano il nostro immaginario collettivo, dovete bussare la porta del Centro cicogne di Sant’Elena di Silea. Il secondo nato in Italia e gestito dalla Lipu, dopo quello di Racconigi in Piemonte. E’ stato aperto nell’autunno 1992 quando di cicogne non c’era più traccia.

Le cronache raccontano che le ultime coppie, lungo il Sile, avevano nidificato a fine ‘600. Poi la storia le ha travolte e l’agricoltura intensiva del primo Novecento impedito ogni sporadico tentativo di nidificazione. Ci hanno provato ancora negli anni ’60 e ’70, ma senza successo: nonostante la taglia messa sui bracconieri, ogni nido veniva abbattuto e la cicogna finiva uccisa e impagliata.

“Lungo il Sile”, spiega Paolo Vacilotto, il volontario della Lipu che fin dall’inizio segue il Centro “ormai ce ne sono una decina. Ma in questi anni ne abbiamo rilasciate almeno cinquanta. Non tutte rimangono. La maggior parte vola verso altri luoghi e solo ogni tanto le rivediamo qui, attratte dall’ultima selvaticità di queste sponde. Quelle che per vari motivi non riescono più a volare le teniamo nelle voliere. Fanno da richiamo alle loro compagne”.

Il canto della cicogna non è una melodia. Picchia il becco e il suono che ne nasce è uguale a quello delle nacchere. Sono grandi e bianche con le piume delle remiganti nere. Qualche volta appare qui anche la cicogna nera che è una gran bellezza. Ma per ora è solo di passo.

Non è un caso che il nido più grande lungo il Sile domini questi 4 ettari di oasi dall’alto di casa Menuzzo, nota famiglia di imprenditori trevigiani. Per intenderci, quelli della Came di Dosson, leader mondiale nel campo degli automatismi per serramenti e dissuasori a scomparsa. Presenti al Pentagono come nella Città proibita di Pechino.

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Non è un caso perché, situazione abbastanza unica sia nel Veneto che in Italia, artefice illuminato e di fatto sponsor unico, decisamente discreto, del Centro Cicogne è il signor Angelo, grande appassionato di natura.

Quando negli anni Ottanta acquistò questo luogo, c’erano solo campi desolati e incolti. Oggi è un gioiello di biodiversità. Non solo cicogne, ma anche uno stagno che è un vero e proprio giardino botanico acquatico con specie originarie delle sponde del fiume, ma che erano scomparse.

Il Pentia, affluente del Sile, attraversa l’oasi e ospita ancora i gamberi. Il rarissimo Marangone minore guarda a vista, dall’alto dello stesso albero, i pesci dello stagno. Il Martin pescatore ogni tanto appare in veloce volo di ricognizione. Due cavalli e un asino si godono l’estate in un recinto elettrificato. Qualche scoiattolo salta da un ramo all’altro di una vecchia quercia.

Nei prossimi giorni le cicogne del Sile inizieranno il lungo viaggio di ritorno. Voleranno verso il Sud d’Italia, si spingeranno fino al Nord Africa. Lì trascorreranno l’inverno prima di riprendere il cammino a ritroso. Torneranno sul Sile verso marzo e aprile.

Giusto in tempo per metter su famiglia. Non va persa allora la giornata che il Centro della Lipu organizza per domenica 15 agosto. Porte aperte dalla mattina alla sera per salutarle. 
Info: 0422.919926-3283732087.

Caccia in deroga, è l’ora del voto

agosto 3, 2010

pispola1.jpgE’ iniziata oggi in Consiglio Regionale del Veneto la discussione sul disegno di legge di caccia in deroga e che permette ai cacciatori veneti di sparare su Prispolone, Pispola, Frosone, Fringuello, Peppola e Storno.  La riunione è sospesa alle 19.30 e aggiornata a mercoledì 4 e giovedì 5 agosto. E’ possibile seguire il dibattito online.

I gruppi di opposizione hanno promesso che si batteranno per affossare la legge, in particolare Italia dei Valori che ha presentato ben 1600 emendamenti e la Federazione della Sinistra che ne ha presentati 1200.

peppola2.jpgIl progetto in esame la scorsa settimana è stato bocciato anche dall’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, organismo scientifico pubblico.

In una circolare del 26 luglio scorso, l’Istituto sostiene che si tratta di specie di uccelli “caratterizzati da uno stato di conservazione sfavorevole”. Smentendo quindi quanto affermato dai promotori della legge che nella relazione sostengono proprio il contrario.

“E’ come consentire di sparare sulla Croce Rossa. Questo è un progetto che oltre ad essere gravemente illegittimo e causa di possibili nuove sanzioni europee”, spiega Andrea Zanoni presidente della LAC, Lega anticaccia, del Veneto – è privo di ogni supporto scientifico e, come sottolineato dall’ISPRA, prevede la caccia a specie di uccelli le cui popolazioni sono in pessimo stato di conservazione “.

Caccia in derogaTutti in Regione il 28 luglio

luglio 26, 2010

Appuntamento mercoledì 28 luglio davanti a Palazzo Ferro Fini, sede veneziana del Consiglio regionale.

caccia1.jpgDopo la diffida ai consiglieri regionali, è il momento del sit in contro la  legge sulla caccia in deroga che, se avrà l’approvazione dell’assemblea veneta, consentirà di sparare ad alcune specie protette: Prispolone, Pispola, Frosone, Storno, Fringuello, Peppola.

Ad organizzare la protesta sono le sezioni venete della Lega antivivisezione, Lega anticaccia,  ENPA e LIPU che hanno anche chiesto un incontro con il Presidente del Consiglio Regionale del Veneto.

Il ritrovo  è alle 9.30 a Palazzo Ferro Fini (San Marco 2322 – INFO 320 4077439).

tu_cacciaselvaggia-loc200.jpgEcco alcuni dei motivi per i quali viene ritenuta illegittima la possibile scelta del Consiglio regionale di approvare con legge la caccia ad uccelli protetti:

1) la Corte di Giustizia europea ha in corso un processo contro l’Italia perché la legge sulle deroghe del Veneto viola la Direttiva Comunitaria “Uccelli” (Causa C-164/09), processo che sicuramente ci vedrà condannare;
 
2) la Corte di Giustizia Europea il 15 luglio scorso ha condannato l’Italia a pesanti sanzioni perché tramite le Eegioni consente la caccia in deroga ad uccelli protetti (Causa C-573/08);

3) la legge statale 157/92, la legge regionale 13/2005 e la Sentenza della Corte Costituzionale n.250 del 25/06/2008 sanciscono che una Regione può adottare la caccia in deroga solo tramite atto amministrativo della Giunta regionale e mai tramite legge;

4) la Regione ha omesso di chiedere il parere sul progetto di legge all’ISPRA che è l’unico organismo scientifico pubblico che a norma della Direttiva Comunitaria “Uccelli” può stabilire se vengono rispettate o meno le rigide procedure previste per le deroghe;
 
5) le deroghe sono applicabili solo in casi estremi, definiti, particolari e non sono una prassi come invece accade dal 2002 in Veneto.

6) consentire per legge la caccia in deroga vuol dire legalizzare il bracconaggio dato che uccidere questi uccelli nel resto d’Italia resterà punibile con un reato.

 

Le civette di Albignasego: visita notturna all’ex polveriera

luglio 22, 2010

barbagianni.jpgC’è un appuntamento speciale in calendario per il 24 luglio: la prima visita guidata in notturna all’area della ex polveriera di Albignasego, nel Padovano. Con un evento in più che rende questo un appuntamento da non perdere: la liberazione di rapaci notturni da parte della Lipu padovana.

Per partecipare alla visita bisogna prenotarsi alla biblioteca del Comune di Albignasego (tel. 049.8042229).
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L’ex polveriera è un’oasi naturalistica di elevato pregio, chiusa al pubblico se non in occasione delle visite guidate e costantemente monitorata tramite la collaborazione della polizia locale e dei Rangers d’Italia.

L’anno scorso sono state organizzate quattro visite che hanno riscosso il tutto esaurito, tanto che quest’anno l’Amministrazione comunale ha deciso di aumentarne il numero, visto il successo, portandole a sei.

Caccia in deroga, ok della Commissione regionale: le associazioni diffidano i 60 consiglieri veneti

luglio 21, 2010

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La lobby dei cacciatori è potente. E trasversale. E’ per questa ragione che ieri non è stata una buona giornata per i fringuelli che volano in Veneto.

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Le specie cacciabili ”in deroga” sono sei: lo storno (100 capi per ogni cacciatore in tutta la stagione venatoria), il fringuello (100 capi), il prispolone (30 capi), la pispola (30 capi) il frosone (30 capi) e la peppola (30 capi). 

La IV Commissione (Agricoltura e Caccia) della Regione ha approvato un progetto di legge sulla caccia in deroga con voti favorevoli di Lega, PDL, UDC. Il PD si è astenuto. Unico voto contrario quello del Consigliere Gennaro Marotta, Italia dei Valori.

Prima del voto la Commissione aveva ascoltato anche le associazioni ambientaliste, venatorie ed agricole. Andrea Zanoni, presidente della LAC del Veneto, presente all’audizione assieme ai rappresentanti di LAV, ENPA, LIPU, Lega Ambiente, WWF, Anpana, Lida e molte altre è intervenuto ricordando ai commissari alcuni aspetti fondamentali per i quali la legge risulta illegittima.

Per tutta una serie di ragioni che ha elencato ai commissari:

peppola.jpgLa Corte di Giustizia europea ha in corso un processo contro l’Italia perché la legge sulle deroghe del Veneto viola la Direttiva Comunitaria “Uccelli” (Causa C-164/09).
 
La Corte di Giustizia Europea il 15 luglio scorso ha condannato l’Italia a pesanti sanzioni perché tramite le Regioni consente la caccia in deroga ad uccelli protetti (Causa C-573/08)
 
La legge statale 157/92, la legge regionale 13/2005 e la Sentenza della Corte Costituzionale n.250 del 25/06/2008 sanciscono che una Regione può adottare la caccia in deroga solo tramite atto amministrativo della Giunta regionale e mai tramite legge.
 
La Regione non ha chiesto il parere sul progetto di legge all’ ISPRA che è l’unico organismo scientifico pubblico che a norma della Direttiva Comunitaria “Uccelli” può stabilire se vengono rispettate o meno le rigide procedure previste per le deroghe.

Questa legge ora andrà in Consiglio Regionale per il voto finale. Il timore delle associazioni è che verrà votata all’una di notte di una afosa giornata di fine luglio.

Ma la battaglia non è persa: ieri è stata presentata una diffida nei confronti di tutti i 60 consiglieri, a firma dei presidenti nazionali di ENPA, LAC, LAV, Legambiente, LIPU BirdLife Italia e WWF Italia.

Il ritorno del falco pellegrino sui Colli Euganei: se ne parla il 21 maggio a Padova

Maggio 19, 2010

1-FalcoPellegrino_foto_LIPU_PD.jpgSi parla del falco pellegrino e del suo ritorno, da alcuni anni nel parco dei Colli Euganei, venerdì 21 maggio alle 21 nell’aula B della Clac, la Comunità per le libera attività culturali di Padova.
Ospiti dell’incontro gli esperti della Lipu di Padova, da sempre in prima fila nella difesa di tutti gli animali, non solo degli uccelli.

Ci sono tante ragioni per parlare (e ascoltare) di questo magnifico rapace. Va subito detto che il Parco dei Colli Euganei, fino al 15 giugno ha vietato le arrampicate e le discese dall’alto in alcune aree della parete est di Rocca Pendice proprio per proteggere la nidificazione e la riproduzione del Falco.

Specie rara nei Colli Euganei, il Falco pellegrino è tornato a nidificare nel Parco dopo una lunga assenza scegliendo come luogo di riproduzione l’aspro versante roccioso di Rocca Pendice. Uno dei luoghi più amati dagli appassionati di arrampicata.


Due le novità di quest’anno:
la delimitazione dell’area di divieto con una corda marcata e la presenza di una casetta del Parco per tutto il periodo di divieto per informare e sensibilizzare i visitatori e gli appassionati di roccia sull’importanza della presenza sui Colli del Falco pellegrino.

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In questo periodo, la coppia di Falco pellegrino che ha scelto Rocca Pendice
come luogo di nidificazione ha iniziato la danza nuziale che preannuncia la preparazione del nido e la deposizione delle uova. Un periodo estremamente delicato per questi rapaci perché, se disturbati, possono abbandonare la covata o addirittura i piccoli appena nati.